La siccità che sta colpendo l’Italia si manifesta anche nelle carenze in termini di riempimento del lago Maggiore e del lago di Como. Come riporta l’Istat, il lago Maggiore è “pieno” al 32% e il lago di Como presenta un afflusso d’acqua che si ferma al 53%. Tuttavia, proprio l’Istat evidenzia che le crisi idriche e le difficoltà nell’approvvigionamento di acqua non dipendono solamente dalla siccità e dai fattori climatici.
Come riporta “Il Sole 24 Ore”, vengono denunciati alcuni fattori di debolezza strutturale del sistema idrico italiano, fra cui “la distribuzione non uniforme dell’acqua, infrastrutture non adeguate, carenza di interconnessioni, eccessiva dipendenza da risorse idriche superficiali, perdite elevate dalla rete, alta frammentazione gestionale, carenza di impianti di depurazione e sprechi”, che contribuiscono a delineare “un quadro complessivo di significativa criticità”. Attenzione poi alle perdite delle reti di distribuzione, agli errori di misura dei contatori e agli allacci abusivi, ormai stimati nel 3% delle perdite.
SICCITÀ, ISTAT: “ACQUA MANCA ANCHE PER ALTRI FATTORI”
A proposito della siccità e dei livelli di riempimento dei grandi laghi, l’Istat ha denunciato che il fenomeno in realtà ha avuto inizio alla fine del 2021 ed è sensibilmente peggiorata nel primi 5 mesi del 2022, con una riduzione delle precipitazioni che è salita complessivamente a quota -35 per cento. Tale andamento risulta essere davvero preoccupante, in quanto la siccità “sta diventando progressivamente più intensa, prolungata, ricorrente e diffusa. In 10 anni si contano tre eventi siccitosi maggiori, comprendendo anche quello attuale, particolarmente incisivo nell’area Nord occidentale, mentre dal secondo Dopoguerra alla fine degli anni Ottanta non ve ne è stato nessuno”.
Su “Il Sole 24 Ore” viene altresì rilevato come a soffrire maggiormente la siccità sia “certamente il settore agricolo come maggiore utilizzatore di risorse idriche. Ci sono poi gli usi civili e le attività manifatturiere. Tra il 2012 e il 2015 l’acqua prelevata per usi agricoli rappresenta circa il 50% del totale dei prelievi di acque dolci, il settore civile ne preleva il 36% (circa 9,2 miliardi di metri cubi), e quello industriale manifatturiero il 14%, con forti differenze sul territorio”.