Per Italia viva di Matteo Renzi, la passata tornata elettorale potrebbe essere stata il canto del cigno. Infatti, anche se il cuore doroteo di Matteo Renzi batte ancora forte, i figli politici dei veri dorotei hanno smesso di seguirlo. Lo hanno accolto da ragazzo nella Margherita, si sono fatti condurre da lui nel Partito democratico e, partendo da Firenze, lo hanno “ribaltato come le tartarughe”, come diceva un noto avvocato del Valdarno Fiorentino. Hanno usato le primarie del Pd come fossero la kriptonite. Con le primarie hanno preso il partito e con il famoso “Enrico stai sereno” hanno preso anche il governo. Dopo il referendum del 2016 e la caduta, nel 2019 lo hanno seguito ancora in Italia viva. Nel 2021 con Iv hanno abbattuto il governo Conte. Da allora, anni di capriole politiche cercando una sponda per sopravvivere, fino alla débâcle delle ultime europee, quando il partitino non ha superato lo sbarramento neanche in coalizione.



Ma l’ultimo salto carpiato, fatto per rientrare nel Pd, rischia di desertificare le file dei renziani, dopo che Marattin ha fatto la scissione. Anche in Toscana, nonostante il rientro del consigliere regionale Maurizio Sguanci, ex Pd, che da Iv era passato a Forza Italia, il clima è teso e diversi quadri del partito nel  coordinamento regionale e anche in provincia hanno annunciato l’uscita, a cominciare dalla provincia di Siena, dove si è defilata la segretaria provinciale Pamela Fatighenti.



Ciò nonostante, da molte parti d’Italia il partito si affretta a dichiarare la sua buona salute. Renzi stesso da Roma ha annunciato l’ingresso di nuovi personaggi nella compagine e ieri ha accusato Ignazio La Russa di voler fare scouting in Italia viva.

Certe fratture non ci devono sorprendere, perché se si vuole costruire una politica centrista non si può entrare in una coalizione che si definisce “campo largo” della sinistra, cioè portatrice di un bagaglio politico e sociale di fatto estraneo a ciò che è sempre stato definito centro, fautore di una politica progressista e moderata. Questo perché le tre componenti del “campo largo” a sinistra escludono l’apporto di altre componenti politiche, se non per incrementare il consenso elettorale.



Dunque i cedimenti territoriali e le defezioni tra i renziani attestano che Iv non è più in grado di ricostruire l’area centrista in parlamento ed è condannata ad essere fagocitata dal Pd, accontentandosi di qualche briciola lasciata cadere dalla coalizione del demagogo Conte, della massimalista Schlein e dell’estremista Fratoianni. L’area di centro della politica italiana può essere ricostruita solo da un partito totalmente e realisticamente vocato alla realizzazione del progetto, non da un super-collettore elettorale finalizzato a totalizzare i voti per andare al governo.

Pare che quando la nave affonda i topi non esitino ad abbandonarla, e forse è così anche per Iv, visto anche il curriculum di alcuni dei fuoriusciti, che, già provenienti dal Pd, erano saliti sul carro di Renzi, ed avevano contribuito alla fine del governo giallorosso; e non sarebbero ora ben accolti al Nazareno. Altri asseriscono che la manovra non poteva essere frutto di una scelta unilaterale ma essere l’esito di un congresso o condivisa da tutta la compagine. In diversi, tuttavia, con l’uscita da Iv ci dicono che non tutto si può trasformare, neanche al colmo dell’opportunismo. Ogni schieramento politico ha senso solo se è portatore di una sua cultura che esplicita nell’azione politica. Questo vale per tutti i partiti e vale ancora di più per il centro, vista la lunga e importante storia che la Dc ha avuto sulla scena storica e politica italiana.

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