La morte di Laila El Harim sul posto di lavoro, nel capannone delle Bombonette, azienda modenese specializzata nella produzione di packaging per pasticceria e gelati nel Comune di Camposanto, necessita di ulteriori approfondimenti. L’hanno stabilito gli inquirenti, con la Procura di Modena che ha avviato un’inchiesta affidata ai carabinieri del Reparto Provinciale che collaborano con gli ispettori dell’ufficio del Lavoro dell’Asl.
Facciamo prima un passo indietro, però, sino alle 8.40 di martedì 3 agosto: è in questo momento che la 40enne, di origini marocchine e con passaporto italiano, mamma di una bambina di quattro anni, rimane incastrata all’interno della fustellatrice, strumento utile al taglio dei materiali con accuratezza. Stando a quanto successivamente stabilito, la lavoratrice è deceduta per via delle conseguenze delle ferite provocate dalle lame dell’apparecchiatura, che, pare, sarebbe stata acquistata da poco tempo. Al momento nessuno degli altri addetti avrebbe assistito alla scena della tragedia, poiché il macchinario si troverebbe in un angolo isolato. L’ispettorato del Lavoro, accorso sul luogo, ha riportato nella propria relazione che il doppio blocco automatico della fustellatrice era azionabile solo manualmente e non automaticamente e ciò ha consentito un’operazione non sicura, che ha cagionato la morte per schiacciamento.
LAILA EL HARIM, MORTA TRA LE URLA: “NON SI È TRATTATO DI UNA FATALITÀ”
Fonti interne all’azienda riferiscono a “Il Corriere della Sera” che la macchina sarebbe stata accesa in modalità manutentiva e non lavorativa, impedendo di fatto ai sensori di avviare lo stop automatico in caso di emergenza. Un dramma che ricorda quello di Luana D’Orazio, la 23enne morta il 3 maggio a Prato dopo essere finita dentro un orditoio. Massimo Tassinari, segretario del comparto Cgil locale, ha commentato al quotidiano: “Non si può morire così, al lavoro. La postazione di Laila era lontana da quella dei colleghi. Penso sia stato difficile intuire, nonostante le sue urla, che occorreva precipitarsi verso il macchinario per premere il pulsante rosso dello spegnimento. Una cosa è certa: non si è trattato di una tragica fatalità”.
Così, mentre la proprietà non rilascia dichiarazioni su quanto verificatosi all’interno dell’azienda, ai familiari e agli amici della donna resta un dolore profondo, immenso, incommensurabile. Il compagno di Laila, con cui viveva a Bastiglia da quattro anni, “è un uomo distrutto, che ancora non sa cosa dire alla figlia”, ha spiegato il sindaco Francesca Silvestri.