La Bce torna ad alzare per la decima volta consecutiva i tassi di interesse portandoli al 4% sui depositi e al 4,5% per le operazioni di rifinanziamento, il livello più alto da quando è stato introdotto l’euro. Alla base della decisione adottata dall’istituto guidato da Christine Lagarde c’è l’obiettivo di tenere sotto controllo una spinta inflattiva che nell’ultimo biennio ha rialzato la testa erodendo il potere di acquisto delle famiglie. Il punto è però che questa misura, e più in generale la linea adottata dalla Bce, non è indolore, perché l’aumento del costo del denaro porta con sé robusti incrementi delle rate legate ai mutui a tasso variabile, colpendo quindi per altra via le stesse famiglie. Ma non solo. Incide anche sulla possibilità delle imprese di accedere al credito bancario, strumento spesso indispensabile per garantire quell’innovazione che rappresenta lo strumento principe per garantire competitività sul mercato.



Due punti critici non di poco conto, che potrebbero riflettersi sull’intero sistema-Paese, ivi compreso il settore alimentare, come testimoniano le parole del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “La gestione della politica monetaria – sostiene Giansanti – non dovrebbe costituire un ostacolo per l’economia reale e per l’attività delle imprese. Il rialzo dei tassi invece avrà un impatto negativo sulla domanda e sugli investimenti”. Senza risparmiare neppure il Food & Beverage: “Anche i prodotti destinati all’alimentazione sono in calo”, osserva Giansanti. E non si tratta solo di teoria. La conferma, numeri alla mano, arriva dall’Istat che a luglio ha registrato una flessione della produzione industriale dell’industria alimentare del 4,5% rispetto allo stesso mese del 2023. Un segnale preoccupante, dunque, peraltro non isolato. “Anche l’andamento dei prezzi agricoli all’origine risente in negativo della diminuzione dei consumi dovuta essenzialmente al taglio innescato dalla perdita di potere d’acquisto” rileva il presidente di Confagricoltura.



In questo quadro, pertanto, l’aumento dei tassi di interesse rischia “di comportare un raffreddamento aggiuntivo della domanda” osserva Giansanti, che si spinge anche oltre, non escludendo l’innesco di una spirale negativa che potrebbe “far salire – afferma il Presidente di Confagricoltura – il rischio di una recessione generalizzata nell’area dell’euro”.

E da qui la conclusione: “Una pausa nei rialzi della Bce sarebbe stata preferibile nella fase di rallentamento della crescita dei Pil nella zona dell’euro, che è stata evidenziata nei giorni scorsi dalla Commissione europea“. E questo non solo nella prospettiva industriale. Va infatti ricordato che “l’aumento dei tassi d’interesse – conclude il presidente di Confagricoltura – pesa anche sui conti pubblici, mentre la crescita economica apporta un solido contributo anche alla stabilità finanziaria”.



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