L’Alzheimer sarebbe trasmissibile da uomo a uomo. A segnalarlo in queste ultime ore sono diversi tabloid inglesi ma anche i francesi de Le Figaro, che citano alcuni studiosi secondo cui vi sarebbe una terapia a cui si sono sottoposti alcuni pazienti negli anni ottanta, che dimostrerebbe la trasmissibilità. “Cinque persone, molti anni dopo, hanno sviluppato demenza durante la mezza età”. Sarebbe tutta colpa di un trapianto di ormone della crescita che avrebbe trasmesso delle “proteine tossiche” verso i pazienti e che avrebbero fatto poi emergere l’Alzheimer molti anni di prima di quando solitamente si manifesta.



“Non c’è alcuna prova di ogni sorta che la malattia possa essere contratta nella vita quotidiana o per esempio in ospedale”, precisa John Colline, direttore dell’inglese UCL Institute of Prion Diseases, che ha partecipato allo studio che è stato pubblicato su Nature Medicine, rivista specializzata. Si tratta inoltre di una pratica di trapianto che non viene più usata da tempo anche per fare in modo di evitare la trasmissione del morbo di Creutzfeldt-Jakob, malattia che porta alla demenza senile e che in passato era stata associata al famoso caso della “mucca pazza”. In ogni caso lo studio è rilevante in quanto potrebbe dimostrare che l’Alzheimer si sviluppa nel cervello di una persona così come un “prione”, proteina alterata che trasmette patologie in un altro cervello.



“L’ALZHEIMER SI PUÒ TRASMETTERE”, LO STUDIO SU UN GRUPPO DI ETÀ 38-55 ANNI

Come scrive Repubblica, il collegamento fra Alzheimer è stato scoperto in un gruppo compreso fra i 38 e i 55 anni senza alcuna predisposizione genetica; gli stessi, da bimbi avevano una bassa statura ed erano stati sottoposti ad ormoni della crescita.

A cinque di essi è stato diagnosticato l’Alzheimer. Attraverso il trapianto i cinque avrebbero ricevuto “i semi” delle proteine, ed è il primo caso documentato al mondo. “Si tratta di un evento estremamente raro e rinvenuto in una terapia obsoleta”, ha cercato di rassicurare la direttrice di Alzheimer Research UK, Susan Kohlhaas.