Il Sud America abbandona sempre di più l’uso del dollaro come valuta di scambio e pagamento in favore dello Yuan. La moneta cinese sta conquistando soprattutto Argentina, Bolivia e Brasile con ripercussioni sull’economia non indifferenti. Il quotidiano Süddeutsche Zeitung ha analizzato in un articolo le preoccupazioni da parte dell’occidente, non solo perchè questo passaggio potrebbe segnare una rottura storica tra i più importanti paesi dell’America Latina e Usa, ma anche per la crescente influenza da parte di Pechino nei confronti della politica locale. Si tratta infatti di paesi che seppur relativamente ancora considerati “poveri” rispetto ad altri leader mondiali, sono in netta crescita per quanto riguarda il commercio.
E il rapporto con la Cina si stringe sempre di più dopo le dichiarazioni ufficiali dei presindenti, tra cui quello boliviano che ha affermato “Le relazioni diplomatiche con il governo cinese sono ora più strette che mai, intendiamo portare avanti importanti legami commerciali“. Tutto ciò aumentando le importazioni e ovviamente pagando direttamente in Yuan. La stessa cosa sta accadendo in Argentina che ha scelto di saldare la rata del debito al Fmi pagandola in valuta cinese, grazie all’accordo di currency swap, e quindi senza intaccare le riserve di dollari.
America Latina apre ai rapporti con la Cina, pagamenti in yuan e più immigrazione
Le decisioni economiche di alcuni paesi dell’America Latina stanno preoccupando gli analisti occidentali, dopo la Bolivia che ha speso 278 milioni di yuan per effettuare transazioni finanziarie con Pechin, ora anche Argentina e Brasile sono sulla stessa strada. La volontà di non intaccare le riserve di dollari potrebbe ripercuotersi sull’economia Usa ma anche sulla politica, in quanto i legami con il governo cinese stanno favorendo anche l’immigrazione e una certa chiusura al rapporto con Washington che fino a poco tempo fa aveva potere decisionale nello spingere alcuni partiti al governo piuttosto che altri, nel tentativo di prevenire il “pericolo” di un’ascesa del comunismo.
Ora quindi potrebbe essere vista come una minaccia, non solo la presenza di numerosi cittadini provenienti dalla Cina alle porte degli Usa, ma anche la nota simpatia che Xi JinPing ha nei confronti dei partiti di sinistra. Il pericolo però, come sostiene anche la stampa, non è ancora così reale, in quanto sebbene la Cina si stia assicurando una grande fetta di mercato destinata sicuramente ad aumentare, questo non decreterà la fine del dollaro, che resta valuta principale di scambio internazionale indiscussa, con il 90% delle transazioni effettuate.