L’AMORE NECESSARIO E LA SALVEZZA: DALLA QUOTIDIANITÀ A DIO, IL MONITO DI MARCELLO VENEZIANI

Contro l’amore libero, per l’amore necessario: dell’ultimo lavoro di Marcello Veneziani avevamo già parlato di recente mostrando tutta la “differenza” con la proposta di famiglia queer incarnata da Michela Murgia, ma è nell’ultima intervista al “Giornale” che l’autore e filosofo pugliese chiarisce con ancor più nettezza il senso di una relazione moderna tesa al dialogo tra la quotidianità e il destino.



«Non credo nell’amore libero, credo ancor meno nell’amore queer propagandato con passione da Murgia: rivendico la superiorità dell’amore necessario come destino, naturale»: secondo Veneziani, se l’amore esce dall’orizzonte del mondo la vita perde subito di senso ed è destinata ad eclissarsi fino alla scomparsa. Secondo lo scrittore conservatore, si vive sempre più nell’epoca del “disamore”, in un momento storico dove ci troviamo ad affrontare di continuo il rancore provocato da questo disamore: un rancore «che aggredisce le istituzioni, la famiglia, le tradizioni, la storia stessa a vantaggio solo del presente, dell’invidia sociale e del disinteresse». Oggi spopola, secondo Veneziani, un amore egocentrico, autoreferenziale, in quanto è l’unica garanzia dettata dalla “cultura dominante” per vivere la quotidianità: “pensa solo a te” e “goditela”, per semplificare, il che rappresenta inevitabilmente la perdita dell’amore relazionale, una perdita che si cerca di rimpiazzarla con «lusso, consumo, fama, ossessiva cura del corpo, moda, successo».



VENEZIANI: “IL NARCISISMO DI MASSA DEL ’68 HA PROVOCATO IL DILAGARE DELLA SOLITUDINE”

Secondo il giudizio di Marcello Veneziani nella sua ultima fatica “L’Amore necessario”, l’amore odierno in Occidente viene dominato dal narcisismo figlio del Sessantotto, vero spartiacque della condizione postmoderna: «in quel frangente prende piede il concetto di amore libero, l’esatto contrario dell’amore necessario». Un periodo storico dove le contestazioni, i cambiamenti si fondano su un narcisismo sempre più dilagante, che assunse la fisionomia di un “comportamento di massa”.

Per lo scrittore e filosofo, è proprio il narcisismo di massa – quel “io amo io” – ad accompagnare «la rivoluzione sessuale, producendo il dilagare della solitudine»: non per questo però si può affermare che allora non vi sia più alcuna speranza nel “recuperare” il valore escatologico e umano dell’amore. Per Veneziani, amare la vita equivale amare il mondo e l’umanità: compito di chi oggi riflette sulla cultura del mondo «è fare chiarezza, sgombrare il campo dagli equivoci, descrivere le cose come sono». Insomma un’inversione “anti-woke” verrebbe da pensare nell’osservare la proposta di Veneziani: «avere il coraggio di andare controcorrente, se necessario sfidando la corrente avversa alle ovvietà e ribadire che l’amore è necessario».