Negli ultimi giorni disponibili per rinnovare o dismettere il Memorandum con la Libia – siglati nel 2017 tra il Governo italiano (Ministro Interni Minniti, Premier Gentiloni) e il Governo di Al Serraj – sul contenimento delle migrazioni dalle coste libiche verso l’Italia e l’Europa, oggi l’intervento alla Camera del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ragguagliato il Parlamento in merito alle ultime novità sul patto Italia-Libia. In sostanza, il Governo italiano è intenzionato a rinnovare quel Memorandum (contestato nelle scorse settimane da buona parte del Partito Democratico, una parte minoritaria del M5s e tutta LeU) ma anche da Tripoli arrivano segnali incoraggianti che mirano a cambiare alcuni contenuti dei trattati che scadono ufficialmente il 2 febbraio 2020. «Lo scorso 1 novembre l’ambasciata d’Italia a Tripoli ha formalmente proposto alle autorità libiche, tramite una nota verbale, la convocazione di una riunione della commissione italo-libica al fine di concordare un aggiornamento dell’intesa attraverso modifiche volte a migliorarne l’efficacia da formalizzare tramite uno scambio di note», spiega alla Camera il Ministro dell’Interno, annunciando che la stessa proposta «è stata immediatamente e favorevolmente accolta con la comunicazione dalla controparte libica della disponibilità a rivedere il testo». La distanza tra Italia e Libia potrebbe a questo punto diminuire, anche se restano da dirimere le critiche più ingombranti che si riferiscono soprattutto ai centri di detenzioni-lager presenti sulle coste della Libia e la “tenuta” sociale di un Paese dilaniato da una costante guerra civile.
ORFINI ATTACCA IL MINISTRO DELL’INTERNO
Le partenze di migranti dal Paese africano, spiega ancora la Ministro Lamorgese alla Camera, «si sono ridotte e sono diminuiti i morti in mare. Ma anche con una diminuzione dei flussi migratori sarebbe ingiustificabile un calo di attenzione, la sottoscrizione del Memorandum ha svolto un ruolo importante per evitare l’isolamento delle autorità libiche e per coinvolgerle in comuni strategie per il contrasto al traffico di essere umani. L’Italia rappresenta il principale partner della Libia nella lotta a tale traffico». In conclusione, la titolare del Viminale dopo Salvini ricorda come tra le modifiche richieste dal Governo nel prossimo comitato italo-libico vi saranno 4 punti sostanziali: tra questi, «miglioramento dei centri di detenzione con l’obiettivo di una loro graduale chiusura per giungere a centri gestiti dalle agenzie dell’Onu», poi corridoi umanitari, controllo delle frontiere al sud della Libia e nuovo piano di progetti. In merito alla questione frontiere, specifica la Lamorgese, «L’Italia chiede il rafforzamento dei confini terresti del sud della Libia attraverso i quali entra la più parte dei migranti che arrivano dai Paesi del centro e dell’ovest Africa e il rafforzamento del progetto Oim che lavora ai rimpatri volontari assistiti che dal 2016 ad oggi hanno riportato nei Paesi d’origine 45.000 persone, 8.000 delle quali solo nei primi dieci mesi del 2019». Non tutto il Governo ha risposto con piena fiducia all’indicazione della Lamorgese, per usare un eufemismo: l’ex Presidente del Pd, Matteo Orfini, ha twittato poco dopo il discorso dell’ex Prefetto di Milano «Ho appena ascoltato alla Camera l’intervento della ministra Lamorgese sulla Libia.Un intervento imbarazzante e ipocrita. I lager sono “centri” di migranti. Il memorandum una cornice da difendere. I libici partner affidabili. Davvero vogliamo continuare a far finta di non sapere?».