In una intervista a tutta pagina in “prima” “Repubblica” riceve la vicinanza del Ministro degli Interni Luciana Lamorgese dopo gli ultimi attacchi e minacce ricevute dal quotidiano, dal suo fondatore Eugenio Scalfari e dal suo direttore attuale Carlo Verdelli: «Sono piuttosto preoccupata. Nell’odio in cui siamo immersi c’è spesso assenza totale di pensiero. Assoluta ignoranza della storia. io a questo fallimento non voglio rassegnarmi e penso non sia giusto rassegnarsi», spiega la titolare del Viminale dopo le lettere intimidatorie lanciate negli ultimi giorni contro i due direttori del quotidiano del gruppo GEDI. Secondo l’ex prefetto di Milano, l’odio e l’indifferenza sono un’emergenza nazionale, culturale e civile «Che mette in discussione le ragioni stesse del nostro stare insieme». Dall’antisemitismo alle frasi naziste sulle case di alcuni familiari di deportati nei campi di concentramento fino al “consueto” caso-Segre, la Lamorgese si unisce alla battaglia di “Repubblica” «superato l’argine e dimostrano, per altro, il definitivo divorzio tra significante e significato nell’uso delle parole. Nell’odio in cui siamo immersi c’è spesso assenza totale di pensiero. Assoluta ignoranza della storia. Io a questo fallimento non voglio rassegnarmi e penso non sia giusto rassegnarsi». Ancora la Ministra prova a puntualizzare il tema dell’odio rendendolo più “concreto” nel suo obiettivo alla guida degli Interni: «È come se nel gesto di odio si riassumesse una nuova ‘normalità’, una declinazione come un’altra della cultura imperante dell’outing. Ebbene, io a questo fallimento non voglio rassegnarmi e penso non sia giusto rassegnarsi».



LAMORGESE A 360° TRA SALVINI, MIGRANTI E INSULTI

Dopo le polemiche solevate negli scorsi dal Ministro Salvini tanto sul nodo degli sbarchi quanto sul recentissimo aumento dei rimborsi per ogni migrante entrato nel nostro Paese, la Ministra degli Interni non intende replicare anche se nella stessa intervista a Repubblica avanza un suo ragionamento «Del senatore Matteo Salvini non parlo. È una regola che mi sono data e a cui non intendo derogare. E non lo dico in tono polemico, davvero. Lo dico perché trasformerebbe quello che mi sta a cuore dire e le ragioni e il senso di questa conversazione in un’altra cosa. Io dico che la Politica, tutta, a prescindere dunque dagli schieramenti, dalle legittime convinzioni di ciascuno, ha urgente bisogno di una igiene delle parole e dei comportamenti. Anche perché la mancanza di igiene e la progressiva assuefazione all’odio ha già prodotto un effetto esiziale». Riguardo poi l’indifferenza – e anche qui il riferimento non è diretto eppure si intuisce contro chi sta ancora parlando – rispetto ai casi di odio, ancora Luciana Lamorgese si scaglia con forza «è imperdonabile. qualcosa di persino peggiore del negazionismo o del riduzionismo. O, se si vuole, ne è la conseguenza. A forza di non far caso alle enormità che ascoltiamo o a quello cui assistiamo, a forza di pensare che, appunto, al significante delle parole non corrisponda un significato, e dunque in fondo non ci sia poi da preoccuparsi, questo Paese rischia di ritrovarsi in un tempo che abbiamo sempre pensato non si sarebbe mai potuto ripetere. So che la narrazione riduzionista tende a banalizzare, a smussare, sopire. Ma non è una buona strada».

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