Sulla carta d’identità dei minori tornerà la dicitura “genitore 1 e 2”: ad annunciarlo quest’oggi, durante l’usuale question time andato in scena alla Camera, è stata Luciana Lamorgese. Il Ministro dell’Interno è tornato quest’oggi su un tema spinoso che già in passato aveva sollevato diverse polemiche, spiegando che è in previsione la suddetta reintroduzione della dicitura al posto di “padre” e “madre” sulla carta degli under 14 in modo da rispondere ai rilievi segnalati dal Garante della Privacy in merito a delle problematiche applicative in merito a un decreto del 2019.



“Il nuovo schema di decreto ha già ottenuto il concerto dei ministri di Economia e P.A. ed è in attesa del parere del Garante” ha spiegato nel corso del question time la titolare del Viminale ricordando non solo che le modifiche saranno sottoposte alla Conferenza Stato-Città ma anche la necessità di conformarsi a quello che è il quadro normativo introdotto da un apposito regolamento dell’Unione Europea.



LAMORGESE, “TORNA GENITORE 1-2 SU CARTA D’IDENTITA’ DEI MINORI”

L’annuncio di Luciana Lamorgese alla Camera segna dunque il superamento delle modifiche volute da Matteo Salvini, suo predecessore al Viminale, sul tema della famiglia con l’utilizzo delle diciture “padre” e “madre”, smantellando di fatto un altro pezzo dell’operato del leader della Lega dopo che nelle settimane precedenti si era proceduto a mettere mano ai Decreti Sicurezza. Nel suo intervento odierno, il Ministro dell’Interno ha avuto modo di spiegare come mai si torna indietro, non recuperando più i due termini ma virando su “genitore 1 e 2”. Secondo la ministra lucana, infatti, alla base delle modifiche vi sarebbe un preconcetto, ovvero la discriminazione dei genitori dello stesso sesso, senza contare i problemi legati alla privacy come segnalato appunto dal Garante nei suoi rilievi.



“Il Garante ha rilevato che la dicitura padre e madre nella carta d’identità digitale ha comportato forti criticità dal punto di vista della protezione dei dati e della tutela dei minori” ha proseguito la Lamorgese, aggiungendo che ciò riguarda soprattutto i casi in cui i soggetti che esercitano la responsabilità genitoriale “non siano riconducibili alla figura materna o paterna”. Una inversione a U, come accennato, rispetto al decreto voluto da Salvini nel 2019 e che a sua volta interveniva su una iniziativa del Governo Renzi che nel 2015 aveva per primo sostituito “padre” e “madre” per evitare discriminazioni.