6mila sbarchi in Italia solo dall’inizio del 2021 e al Ministero degli Interni scatta l’allarme: «Registriamo un aumento dei flussi migratori provenienti soprattutto dalla Libia dove, dopo un lungo periodo di instabilità, si è appena insediato un governo di unità nazionale con l’obiettivo di portare i libici alle elezioni il prossimo 24 dicembre», spiega la Ministra Luciana Lamorgese nell’intervista odierna a Repubblica.



Di ritorno dal vertice di Atene con le Nazioni del MED-5 (Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna), la titolare del Viminale conferma l’arrivo di flussi sempre più ingenti di profughi da Medio Oriente e Africa tramite il consueto “corridoio” della Libia, chiedendo l’intervento immediato della Commissione Europea: «Ho già preso contatto con il mio omologo libico, Khaled Mazen, e conto quanto prima di incontrarlo. I dati evidenziano l’assoluta urgenza di un intervento concreto dell’Unione europea che preceda gli esiti del complesso negoziato sul patto sull’immigrazione e l’asilo». Sempre per Luciana Lamorgese lo “spirito” che dovrà muovere i 27 non potrà che ripartire dal Patto di Malta: «Dobbiamo ripartire dallo spirito di Malta che, da settembre del 2019, ha consentito di trasferire in Europa 987 richiedenti asilo, l’89 % degli sbarcati in Italia».



STOCCATA DELLA MINISTRA ALLE ONG

Lamorgese denuncia come molti Paesi Ue ancora non fanno ricollocare i migranti che l’Italia chiede dopo ogni sbarco sulle nostre coste: «è necessario uno sforzo continuo per trovare il giusto punto di equilibrio tra il pilastro della responsabilità e quello della solidarietà nella gestione dei flussi dei migranti. L’autorevolezza di cui gode il presidente del Consiglio in tutte le sedi internazionali agevolerà questo difficile percorso. Molti Stati membri si oppongono ad ogni forma di relocation obbligatoria. In una logica costruttiva, l’Italia ha chiesto la redistribuzione obbligatoria per tutti i migranti sbarcati a seguito di eventi Sar o, quanto meno, per una quota significativa di essi».



Di recente la Ministra degli Interni ha parlato con l’omologo francese Darmanin e presto avverrà lo stesso anche con il Ministro bavarese Seehofer, anche se un primo risultato è giunto già nel vertice di Atene: «Il documento che i Paesi del MED-5 hanno inviato alla Commissione europea. Contiene due punti fondamentali. E cioè il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità e la necessità di istituire un meccanismo europeo gestito a livello centrale per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati». Stoccata finale alle ong, seppur in forma meno “polemica” rispetto al suo predecessore Matteo Salvini: «da quando sono ministro dell’Interno non abbiamo mai interdetto l’ingresso nelle acque territoriali alle navi che avevano effettuato un soccorso in mare. Inoltre, è sceso a 2,5 giorni il tempo medio che intercorre tra la prima richiesta di porto sicuro e l’assegnazione della destinazione». Altro discorso, conclude Lamorgese «riguarda le caratteristiche e le dotazioni di sicurezza di queste navi che vengono controllate nei porti italiani dalla Guardia costiera e dal ministero dei Trasporti. Non è una questione di feeling ma di rispetto delle regole. È mia intenzione riconvocare al più presto il tavolo con le Ong per una verifica sull’attuazione del ‘Codice di condotta».

DRAGHI IL 6-7 APRILE IN LIBIA

Sul tema Libia oggi ha parlato direttamente il Presidente del Consiglio Mario Draghi nelle sue Comunicazioni in Parlamento in vista del prossimo Consiglio Europeo (domani e venerdì, ndr): «Io farò una visita in Libia il 6 o 7 aprile, nella prima settimana del mese. È chiaro che l’Italia difende in Libia e nel Mediterraneo i propri interessi internazionali e la cooperazione. Se vi fossero interessi contrapposti l’Italia non deve avere alcun dubbio a difendere i propri interessi internazionali, né deve avere timori reverenziali verso qual che sia partner. Nel corso della mia vita mi pare di aver dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’europa e della nazione». La posizione dell’Italia, condividono Draghi, Di Maio e Lamorese, «è quella di sostenere il governo temporaneo, garantire le elezioni entro dicembre, rispettare il cessate fuoco e ci sono elementi incoraggianti».