Fino a sei volte la capienza. Ammassati come e più delle sardine in scatola ma senza neanche un po’ d’olio a separarli. Solo sudore, disagi e neanche lo spazio per dormire senza cozzare con il vicino.

È la situazione assurda che si vive nel centro di accoglienza dei migranti di contrada Imbriacola a Lampedusa. Tutti i mezzi di informazione ne parlano ma è difficile capire davvero cosa sta succedendo se non si vede con i propri occhi. Il centro potrebbe ospitare 350 persone. È arrivato ad ospitarne sei volte tanto, quasi 2.100. In media, in queste ore, ne ospita 1.700 e comunque difficilmente questa cifra scende sotto le 1.400.



Lampedusa vive un’emergenza che non ha nulla a che vedere con il turismo, che prosegue regolarmente. L’isola delle vacanze vive le sue giornate ormai calata dentro questa emergenza costante, ma ha paura. Teme di ritrovarsi nella condizione in cui era una decina d’anni fa, quando i migranti restavano sui moli, nelle barche dei privati, perfino a terra nell’atrio di questo o quel palazzo.



Lo teme perché l’emergenza di quest’anno non viene gestita. I flussi sono incontrollati. Si vive alla giornata. Si passa da un salvataggio in mare ad uno sbarco autonomo con barchini che arrivano a riva sfuggendo a tutto e a tutti.

Ma Lampedusa non è il punto di arrivo. Nessuno di questi disperati vuole restare lì. E pochissimi vogliono restare in Sicilia. Qualcuno in più in Italia, ma la maggior parte fuggirà verso la Germania. Neanche la Francia è più una meta ambita.

E, inevitabilmente, il mare dei disperati diventa ostaggio di una campagna elettorale appena partita. Iniziata in sordina, complice l’estate, e attenta soprattutto a trattative e massimi sistemi. Ma le prima dichiarazioni sulla mancata gestione ci sono, si vedono, si sentono.



Ci sono negli appelli al ministero dell’Interno, ci sono nelle dichiarazioni del presidente della Regione, Nello Musumeci, esponente di Fratelli d’Italia. Ci sono anche nelle trattative per la scelta del candidato presidente della Regione in Sicilia.

Sì, perché nell’isola il 20 novembre si voterà per scegliere il nuovo presidente e il nuovo parlamento regionale. Musumeci avrebbe voluto dimettersi con tre mesi di anticipo per andare all’election day il 25 settembre, ma la Meloni gli ha detto di no. Su di lui, che vuole tornare a candidarsi, ci sono tensioni e veti incrociati. E adesso anche su Stefania Prestigiacomo, proposta da Forza Italia, e bocciata dalla Lega proprio perché in passato ha avuto atteggiamenti che i leghisti definiscono equivoci, come quando salì sulla Sea Watch 3.

Anche loro, i migranti, scampati alla morte a terra, scampati alla morte in mare, non riusciranno a scampare alla politica italiana.

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