Nelle scorse ore è stato battuto il record di lunghezza e di durata per quanto riguarda i lampi, i fulmini che si verificano nei cieli durante i temporali. A certificare il record è stato l’OMM, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale che ha appunto portato alla luce un lampo che ha percorso una distanza orizzontale di ben 768 chilometri, praticamente come da Milano a Napoli, e poi un altro che invece ha avuto una durata, straordinaria, di ben 17 secondi consecutivi.



Per quanto riguarda il lampo più lungo, questo si è verificato due anni fa, il 29 aprile del 2020, nella zona meridionale degli Stati Uniti, ed ha battuto il record precedente che apparteneva ad una saetta lunga 709 chilometri, rivelata nel sud del Brasile il 13 ottobre di quattro anni fa, 2018. In merito invece al lampo più duraturo, il primato va ad un “flash” del 18 giugno del 2020, prodotto durante un enorme temporale fra l’Uruguay e l’Argentina, nel sud America, e che è durato poco più di diciassette secondi, per l’esattezza 17.102.



LAMPI DA RECORD IN AMERICA: ECCO PERCHE’ IN QUELLA ZONA CI SONO QUESTI SUPER FULMINI

Il primato precedente è stato superato di circa mezzo secondo, visto che il vecchio fulmine più lungo aveva brillato per 16.7 secondi, sempre nei cieli dell’Argentina. Stando a quanto riferisce Dday.it, non è un caso che i due lampi si siano verificati in aree dove si erano già registrati dei primati, in quanto si tratta di zone con caratteristiche “che permettono di ospitare sistemi convettivi a mesoscala”, ovvero dei temporali che si estendono per centinaia di chilometri e che si trovano soprattutto negli Stati Uniti, nell’africa sub-sahariana, nel sud America equatoriale, nel sud-est asiatico, nonché in Indonesia e nel nord dell’Australia. Per osservare i lampi da record, e non solo, esistono due diversi modi, a seconda se ci si trova a terra o nello spazio. Nel primo caso si usano le reti di antenne Lightning Mapping Array (LMA), mentre nel secondo si utilizzano i satelliti.

Leggi anche

NOBEL PER LA CHIMICA 2024/ Struttura della proteine e AI, cosa ci dice la scoperta di Hassabis, Jumper e Bake