LANCE ARMSTRONG: “IO, JAN ULLRICH E UNA GENERAZIONE DI ME*DA”
Lance Armstrong torna a parlare dei suoi successi poi revocati per uso di doping. Furono anni maledetti per il ciclismo, che sicuramente è lo sport che ha fatto i maggiori progressi da almeno 15 anni a questa parte, ma si ritrova spesso a fare i conti con i fantasmi dell’epoca fra gli anni Novanta e l’inizio di questo XXI secolo. Di recente Jan Ullrich è intervenuto all’anteprima del documentario sulla sua carriera, che s’intitola non a caso “Der Gejagte”, cioè “Il Ricercato”, e per la prima volta ha ammesso esplicitamente di essersi dopato. Questo ha riacceso i riflettori anche su Lance Armstrong che, intercettato da Zeit Magazine, ha ammesso: “Siamo stati i migliori di una generazione di m…”.
La storia è celebre: l’americano era un grande talento, già campione del Mondo quando si ammalò di cancro. Poi la guarigione e l’epopea leggendaria dei sette Tour de France consecutivi, tutti però cancellati per doping. Un’epoca nera del ciclismo, sulla quale in Francia è calata addirittura una sorta di damnatio memoriae: “Mi ci sono voluti dieci maledetti anni per uscire da questo buco. La mia vita è letteralmente implosa. Non solo ho perso milioni di dollari, ma ho perso quasi tutto ciò che mi aveva definito come uomo e atleta. Né io né Jan, né nessun altro della nostra generazione avrebbe dovuto doparsi. Purtroppo la realtà è stata diversa: facevamo parte di una generazione di m…”.
LANCE ARMSTRONG: “LA MORTE DI MARCO PANTANI MI SPINSE AD AIUTARE ULLRICH”
La grande rivalità con Jan Ullrich, che aveva vinto il Tour de France nel 1997 e tante volte fu rivale del texano negli anni dei trionfi di Lance Armstrong, è diventata col tempo un’amicizia: “Eravamo entrambi delle icone nei nostri Paesi. Io, perché avevo sconfitto il cancro e avevo ispirato molte persone e Jan perché era stato il primo vincitore tedesco del Tour. Anche se sembra immodesto: eravamo i più grandi del ciclismo, a livello globale”. Bisognerebbe aggiungere a questo elenco Marco Pantani, ma non è certo più tempo di polemiche di questo genere, soprattutto pensando alle tormentate vicende umane di questi campioni. Anzi, la morte del Pirata romagnolo fu una molla che spinse lance Armstrong ad aiutare il tedesco nelle sue difficoltà.
Il texano ha raccontato in proposito: “Quando seppi che (Ullrich, ndR) era stato ricoverato, provai a stargli vicino, a dargli tutto il mio appoggio possibile. Non sapevo cosa aspettarmi, ma amavo quell’uomo. Il fatto che stesse così male mi aveva spezzato il cuore: Marco Pantani era appena morto all’epoca, non potevo sopportare di perdere un altro di noi”. Forse la soluzione migliore sarebbe davvero mettere una pietra su quegli anni; Jan Ullrich fu chiaro: “Senza doping allora non avrei potuto resistere in gara ed essere competitivo. Fuentes mi chiese: vuoi passare con semaforo verde, giallo o rosso? Non ebbi dubbi: verde. Ossia: dammi tutto quello che può farmi vincere. Era tutto sotto controllo medico, ero tranquillo”.