L’ANNUNCIO DI MAURIZIO LANDINI (E LA SEMI-SMENTITA)
«C’è un vuoto politico, a settembre faremo mobilitazioni di tutti i tipi. Sono pronto a scendere in campo»: nell’intervista a “La Stampa” il leader della Cgil Maurizio Landini sembra dare il via libera, clamoroso, ad una sua discesa in campo nell’area del Centrosinistra. Il che sarebbe anche una conferma di alcune voci che girano da tempo tra le trame parlamentari: è però proprio nell’intervista a Lucia Annunziata sul quotidiano di Torino che il segretario generale del sindacato “rosso” smentisce che possa candidarsi alle prossime Elezioni.
«Ma non ci penso proprio», ribadisce con forza Landini escludendo per il momento un suo ruolo politico, «Sarebbe come dichiarare la chiusura della Cgil». Il leader del sindacato esclude dunque di fondare un partito, né tantomeno ammette di entrare in una delle forze politiche della sinistra: «C’è un vuoto politico, una rottura fra lavoro e politica, ed è la prima volta, se ci si pensa – risponde ancora Landini -. In Parlamento c’è sempre stata una rappresentanza anche del lavoro. Il nostro mondo ha bisogno di una rappresentanza, è chiaro. Del resto questa rottura è il tema del nostro Congresso». Il prossimo 12 luglio tornerà con i segretari di Cisl e Uil (Sbarra e Bombardieri, ndr) ad incontrare il Governo con il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e forse anche con lo stesso Mario Draghi, di cui traccia un profilo “particolare”: «Sono stato tra chi non voleva andare a votare, e ho visto con favore che venisse messo in pista un uomo della sua autorevolezza, che per altro regge ancora oggi. Ma contro di lui, nel dicembre 2021 abbiamo fatto con la Uil uno sciopero generale, tutto politico. Infatti, non sta producendo riforme, o almeno quelle che vogliamo noi, in chiave sociale; si muove anzi in senso inverso. E non ci ascolta. Mai coinvolti, al massimo informati».
LANDINI “MINACCIA” SALVINI E MELONI: “NON LASCERÒ SPAZIO ALLA DESTRA”
Ma se dunque Maurizio Landini non entrerà in alcun partito, la sua “discesa in campo” politico a cosa la si deve? Non è esattamente chiaro quello che intende annunciare il leader della Cgil a “La Stampa”, anche se qualche indizio lo “tratteggia”. «Il Congresso Cgil a dicembre», ma anche un autunno di possibili mobilitazioni politiche nazionali per contestare le mancate riforme denunciate dal segretario generale.
«Noi abbiamo problemi con il consenso, ma tutto avrei immaginato meno che dopo la tornata elettorale stiate discutendo di cosa hanno votato quelli che sono andati alle urne, invece che discutere di perché due su tre italiani non ci sono andati», rilancia ancora Landini riferendosi ai leader della sinistra. Landini denuncia una grave mancanza di rappresentatività nel mondo dei sindacati, «ma i partiti non sono messi bene». Quello che risulta chiaro è dal “suo campo” non ci potrà ne dovrà essere il Centrodestra: «A settembre metteremo in campo mobilitazioni di tutti i tipi. Sono pronto a scendere in campo, non lo lascio il campo a qualcun altro», riferendosi alle iniziative di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma quindi scende in politica allora: no, quantomeno per Landini non significa così, «Se a dicembre al Congresso, che è il momento del nuovo mandato, il segretario lasciasse per gettarsi in politica sarebbe una dichiarazione di morte del sindacato».Giudizio finale sui 5Stelle, pur avvertendoli che un’uscita dal Governo potrebbe metterli in forte difficoltà: «Non ho molta consuetudine con i 5S, ma certo all’epoca di Conte abbiamo lavorato molto bene, lui ha fatto una serie di cose, come il blocco dei licenziamenti e varie misure sociali che si muovevano nella nostra direzione. Ma il cambio di governo ha cambiato tutto. Quello attuale non ci ascolta».