LA RIVOLTA SOCIALE DI LANDINI CONTRO LA MANOVRA (E CONTRO IL GOVERNO MELONI)
Il rinvio al 12 novembre del tavolo a Palazzo Chigi dopo l’influenza della Presidente del Consiglio non può spiegare la fortissima acredine mostrata oggi dal Segretario generale CGIL Maurizio Landini, a margine dell’Assemblea Nazionale del sindacato “rosso” a Milano. Dopo aver già indetto lo sciopero generale con la UIL per il prossimo 29 novembre 2024 contro la Manovra di Bilancio del Governo Meloni (protesta a cui si sono uniti anche i sindacati autonomi), il leader ex FIOM chiama a raccolta il popolo cigiellino invocando una sorta di ribellione sociale contro la Finanziaria.
«Credo sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare»: parole choccanti, pronunciate in un discorso che tocca più punti e che punta il dito contro il Governo per aver portato alla luce una Manovra sostanzialmente «inutile» e anzi quasi «dannosa». Landini spinge per uno sciopero generale il 29 novembre (senza ancora essersi incontrato con la Premier Meloni, ndr) ma va molto oltre, augurandosi che tale protesta sia l’inizio di una mobilitazione sociale, «una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese». Per farlo Landini rilancia sui referendum targati CGIL, quelli contro l’autonomia differenziata e sopratutto contro il Jobs Act avallato dal Governo Renzi (Pd). Puntando al referendum, insiste il segretario generale, si lascia ai cittadini la possibilità di una battaglia democratica di chi «ha bisogno di lavorare per vivere». In maniera quasi sprezzante Landini giudica l’impegno sulle ultime due Manovre come un mero aumento di tasse, «pagate dai lavoratori dipendenti e pensionati».
LO SCIOPERO CGIL E LE PAROLE CHOC CHE NON PASSANO INOSSERVATE
Il taglio del cuneo fiscale per il segretario CGIL è un bluff del Governo Meloni in quanto sarebbe una “presa in giro” pagata con soldi che già i lavoratori italiani sta pagando sotto forma di tasse: infine Landini sgancia l’ulteriore attacco all’esecutivo targato Centrodestra giudicando del tutto inutile l’invito del Governo ad un tavolo con CISL e UIL, un incontro «dopo che hanno mandato il testo della Manovra in Parlamento». Per il leader della CGIL o v’è un’effettiva possibilità per modificare quella Finanziaria oppure il tavolo a Palazzo Chigi non porterà a nulla.
Dalla Lega a Forza Italia fino a Fratelli d’Italia, i partiti della maggioranza rispondono nettamente agli attacchi di Landini che seguono le parole già tutt’altro che “docili” usate dal leader sindacalista nella recente intervista a “La Repubblica” sul dossier auto e sul concordato in Manovra. Il più netto di tutti è il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti che davanti alla «rivolta sociale» evocata da Landini prova a rimettere in riga il leader della CGIL: «con quale coraggio incita alla rivolta sociale? Integra così gli estremi di un reato», oltre – aggiunge – «a perdere completamente la faccia». Con la ricerca di una rivoluzione sociale dei lavoratori, oltre a relegare la battaglia sindacale a decenni indietro, si rischia di “scimmiottare” altri esempi nel mondo, come ad esempio il voto americano che per Foti rappresenta una vera rivoluzione di milioni di cittadini Usa. Un proclama piuttosto sgangherato di “insurrezione” sociale, chiosa il partito della Premier Giorgia Meloni, che avviene dopo l’aumento recente del compenso stipendiale per lo stesso Maurizio Landini, «è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione».