Massimo Gibelli è stato licenziato dalla Cgil per una riorganizzazione interna, stando alla versione ufficiale, ma i conti non tornano, perché è stato mandato via un dipendente con uno stipendio da 55mila euro lordi l’anno, mentre il sindacato spende oltre 2,7 milioni di euro per la comunicazione. Lo fa notare il Tg4, partendo dallo scontro tra la Cgil e il ministro del Lavoro Marina Caledrone, che è intervenuta sul caso nell’aula della Camera durante il question time, in virtù di un’interrogazione di Fratelli d’Italia. Sul caso «agli atti delle strutture ministeriali non risultano specifiche segnalazioni», ma «il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali vigilerà sulla vicenda segnalata e, come per tutti i datori di lavoro, verranno svolti gli opportuni controlli di legge», ha dichiarato Calderone. Inizialmente, a caldo, non c’è stata alcuna replica da parte del sindacato, poi è intervenuto il segretario generale Maurizio Landini: «Di fronte ai vari problemi del Paese, il governo cosa fa? Il partito di maggioranza presenta una interrogazione e nel giro di due giorni il governo risponde, pensando che il problema sia vigilare sulla Cgil, un’organizzazione democratica. Non abbiamo nulla da nascondere. È un fatto gravissimo, mai successo».
Per Landini si tratta di «un attacco politico contro la Cgil». Quindi, ha voluto ribaltare il concetto: «Con i nostri 5 milioni di iscritti: siamo noi che vigiliamo sul governo e su quello che fa e non fa». Landini ritiene che quello della Calderone sia stato «un vero e proprio attacco ad una organizzazione sindacale». Ma ne ha anche per Fdi e la sua interrogazione: «I processi sommari non funzionano e nemmeno le interpellanze fatte a uso e consumo dal partito di maggioranza per spostare l’attenzione dai problemi veri del paese. Noi non abbiamo nulla da nascondere».
LA CONTROREPLICA DI CALDERONE E IL CASO SPESE
Dalla replica alla controreplica, perché il ministro del Lavoro Marina Calderone tramite una nota ha voluto precisare «che le informazioni richieste dai parlamentari interroganti – Foti, Rizzetto, Messina, Antoniozzi, Gardini, Montaruli, Ruspandini, Schifone, Coppo, Giovine, Malagola, Mascaretti, Volpi, Zurzolo – sono state rese in risposta ad un atto di sindacato ispettivo e dunque nel rispetto della prerogative del Parlamento». Inoltre, ha ribadito, «come segnalato nella risposta all’assemblea», che attualmente «non risultano evidenze. Qualora dovessero emergere specifiche segnalazioni, queste saranno trattate al pari di tutte le altre». La questione però non può dirsi chiusa, perché Maurizio Landini ha convocato una conferenza stampa nella sede della Cgil.
I conti comunque non tornano alla Cgil, come evidenziato dal Tg4, che in un servizio mostra come vengano spesi oltre 2,7 milioni di euro per la comunicazione. Fondi che in gran parte finiscono in una società, la Futura Srl: 2,3 milioni di euro nel 2021, altri 2,1 nel 2022. Un fiume di soldi in cui rientrano le spese per fotografi, agenzie di stampa, studi e ricerche, stampe e spedizione tessere, oltre a oneri per il personale dell’ufficio stampa. Invece, per Massimo Gibelli non c’era più posto.