LO SCIOPERO POLITICO DELLA CGIL DI LANDINI: I NUMERI CONTROVERSI E GLI ATTACCHI AL GOVERNO
Lo sciopero è un sacrosanto diritto dei lavoratori: lo sciopero usato come arma politica è inevitabile che si offra a polemiche e controversie; lo sciopero politico sistematico contro una parte politica, ecco che eleva il concetto di “ideologia” al potere. A rivelare i numeri piuttosto impressionanti degli scioperi mossi dalla CGIL di Maurizio Landini in questi ultimi anni – alla vigilia della maxi protesta generale nazionale contro la Manovra del prossimo 29 novembre 2024 – è Sandro Iacometti su “Libero”, prendendo in esame gli scioperi del sindacato “rosso” sotto i vari Governi da Gentiloni in poi.
Ebbene, citando direttamente i dati della Commissione Garanzia Scioperi, per le proteste sul trasporto pubblico locale (l’ultimo è stato lo sciopero “selvaggio” dei mezzi lo scorso venerdì 8 novembre) sono ben 34 durante il Governo Meloni, 7 durante il Governo Gentiloni (Pd) e solo 4 sotto il Governo Conte II (Pd, M5s e Italia Viva). Se invece si considera lo sciopero dei treni e del trasporto ferroviario, salgono a 54 le manifestazioni contro il Centrodestra in soli 2 anni, mentre sono 18 sotto il Governo Gentiloni e 10 durante il Conte-bis. In carica a neanche 800 giorni, l’esecutivo targato Giorgia Meloni in poche parole ha visto ben 88 scioperi proclamati dalla CGIL: se è vero che negli ultimi due anni sono cresciute le vertenze industriali e contrattuali dopo il periodo di “stallo” e “congelamento” durante la pandemia, è altrettanto vero che il livello di scontro anche nei toni usati da Maurizio Landini (tanto da provocare in molti di questi scioperi l’uscita dalla “triade” della CISL di Sbarra, contrario alla politicizzazione dello sciopero) contro il Governo Meloni è un unicum che non avveniva sotto le precedenti coalizioni a Palazzo Chigi.
LA “RIVOLTA SOCIALE” COME ARMA POLITICA CONTRO UN GOVERNO CHE NON PIACE ALLA CGIL
Parlare ad esempio di “rivolta sociale” da lanciare contro la Manovra di Bilancio, come ha detto Maurizio Landini a margine di un evento della CGIL a Milano la scorsa settimana, non è sintomo di un buon “rapporto” tra politica e sindacati. Gli scontri in piazza, le paralisi dei trasporti e delle ferrovie, i continui scioperi che solo a Milano ad esempio vedono una protesta ogni 22 giorni di media, non stanno rendendo semplice neanche a livello sociale l’accettazione di un così alto grado di protesta anti-Governo messa in piedi dalla CGIL.
Come spiega ancora Iacometti, arrivare a paralizzare l’Italia in nome di una “rivolta sociale” può sicuramente aizzare la sinistra e i suoi partiti – la vicinanza tra Schlein, Conte e Landini non è mai stata così forte come in questi due anni di Governo Meloni – ma rischia di portare alla morte del concetto stesso di sindacato in difesa dei lavoratori. Autonomia differenziata, precariato, Articolo 18, guerra in Medio Oriente, appalti, morti sul lavoro, Stellantis-FIAT e poi ancora rinnovo contratti TPL e ferrovie, ma pure “emergenza fascismo” e discriminazioni di genere: le battaglie intentate dalla sinistra con il sindacato “rosso” di Landini sono ampie e svariate, ogni volta paralleli a scioperi che stanno facendo gridare alla protesta anche ampie fette di cittadini lavoratori che invece di vedere nel sindacato la (giusta) protezione, ne avverte una stortura-deriva politica.
«È proprio il momento di una rivolta sociale per cambiare questa situazione, utilizzando tutti gli strumenti democratici che ci sono»: lo ha detto ancora Maurizio Landini venerdì scorso a La7 durante lo sciopero nazionale senza fasce di garanzia dei vari mezzi pubblici locali. Una “rivolta” che sembra però molto più politica e che vede una Manovra messa a erro e fuoco senza ancora che sia stata approvata dal Parlamento e senza ancora l’incontro atteso il 12 novembre a Palazzo Chigi tra Meloni, Landini, Sbarra e Bombardieri (leader UIL). Lo sciopero selvaggio può anche essere sacrosanto ma non può essere ripetuto per ogni “tema” e contro ogni decisione presa da un Governo: come ha spiegato dal MIT il Ministro Matteo Salvini, «Il diritto allo sciopero, per carità di Dio, è sacrosanto – ha sottolineato – anche se gli scioperi nel settore dei trasporti ultimamente sono molto più frequenti che non in passato».