Secondo il leader della Cgil Maurizio Landini non servono mezzi termini per affermare l’idea in testa dei sindacati per il rilancio del Paese: lo Stato dovrà essere imprenditore il più possibile, nel senso che dovrà entrare nelle aziende come avverrà per Autostrade per l’Italia, come avvenuto per Alitalia e come pare avverrà anche per l’Ilva di Taranto. «E’ un fatto che gran parte delle grandi imprese italiane hanno una partecipazione pubblica. Non ci vedo particolari motivi di scandalo, anzi mi va bene. Non mi spaventa uno Stato che torni ad occuparsi direttamente delle aziende strategiche per il sistema economico italiano». sottolinea Maurizio Landini nella lunga intervista a La Stampa del 24 luglio 2020. Per l’ex segretario della Fiom, uno Stato capace di farsi imprenditore «è ciò di cui oggi abbiamo bisogno. Del resto non mi pare che aver seguito la filosofia del liberismo totale, del lasciare fare al mercato senza intervenire, abbia sortito grandi risultati». Non solo, per Landini durante la crisi economica è normale che le aziende chiedano garanzie «alla mano pubblica e, superata la crisi, rivendichino il loro diritto a decidere autonomamente le strategie aziendali».



ANDINI “ORA SERVE PATTO PER RIFORME CON CONTE”

Per Landini però la contropartita che il Governo dovrà chiedere alle aziende è quella di un indirizzo specifico dato dallo Stato: «questa si chiama nuova politica industriale», sentenzia il segretario della Cgil rimarcando come la battaglia dei sindacati ora dovrà concentrarsi nella richiesta al Governo di una proroga del blocco licenziamenti in tutta Italia. Nei prossimi giorni, insieme a Cisl e Uil, la Cgil proporrà la proroga del blocco fino a fine anno 2020: «Il blocco dei licenziamenti è un investimento anche per le imprese perché consentirà di avviare corsi di formazione per la riqualificazione dei dipendenti. Tutti dobbiamo collaborare per far fronte ai cambiamenti che arriveranno dopo il Covid». Landini chiede poi un patto a doppio nodo con il Governo Conte-2 (considerato «decisamente meglio del Conte-1») per una serie di prossime riforme da sovvenzionare con il Recovery Fund: «rinnovi contrattuali che riguardano 9 milioni di persone. C’è da realizzare una vera riforma fiscale e bisogna ridurre le tasse sugli aumenti salariali dei contratti nazionali». Non solo, per la Cgil ingenti investimenti dovranno aggiungersi sulla sicurezza al lavoro «non è possibile che appena si riaprono i cantieri si torni a morire. Con le imprese dobbiamo contrattare un nuovo sistema di formazione e organizzazione del lavoro che preveda, ad esempio, tra le due e le quattro ore di formazione permanente alla settimana all’interno dell’orario di lavoro».

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