Maurizio Landini e la Cgil sono pronti a battersi per il rinnovo dei contratti nazionali, che riguarda 12 milioni di lavoratori: «Le imprese dovranno mettere mano al portafogli e la proposta del governo di aumenti del 5% non è sufficiente. Occorre recuperare la perdita dell’inflazione che, dati del governo, per il periodo 2022- 2024 equivale al 17%». Il segretario generale del sindacato ne parla al Fatto Quotidiano, spiegando che gli aumenti devono essere di almeno il 17%. «I contratti devono avere questa funzione, recupero e difesa del potere d’acquisto. Noi abbiamo chiesto di detassare gli aumenti dei contratti nazionali, ma anche una riforma fiscale che è di segno contrario alla legge delega votata dal Parlamento». Il lavoro, secondo Landini, va sostenuto tramite la lotta all’invasione e con interventi sui sistemi di tassazione. «In Italia rendita finanziaria e immobiliare sono tassate meno dei salari e delle pensioni».
Un altro obiettivo della Cgil è la lotta alla precarietà. Per Landini bisogna «cancellare forme di lavoro assurdo, incentivare la stabilizzazione, rimettere in discussione il sistema folle di appalti e subappalti». Pertanto, si chiede «un cambiamento del quadro legislativo sul lavoro a partire da una legge sulla rappresentanza e sul valore generale dei contratti nazionali». Il salario minimo resta una priorità. Per Landini va introdotto con la legge sulla rappresentanza: «Il governo finora ha fatto il contrario, facendo approvare dal Parlamento una legge delega che introduce di nuovo la logica delle gabbie salariali».
LANDINI E LE PROSSIME BATTAGLIE DELLA CGIL
Maurizio Landini ha sviato, invece, riguardo l’incontro “segreto” con Giuseppe Conte, precisando di aver incontrato «vari rappresentanti di forze politiche» nei giorni scorsi. «In Parlamento si discute dei diritti delle persone, ma anche di autonomia differenziata e premierato che mettono i discussione la nostra Costituzione». Il segretario della Cgil al Fatto Quotidiano spiega che su precarietà, rappresentanza, sanità e scuola vuole usare strumenti diversi: In Parlamento si discute dei diritti delle persone, ma anche di autonomia differenziata e premierato che mettono i discussione la nostra Costituzione. «L’azione contrattuale, il contenzioso giuridico, leggi di iniziativa popolare ma anche referendum abrogativi. Discuteremo al nostro interno nelle prossime settimane, e anche con il mondo associativo, qual è la strada più adatta».
Per Landini non deve stupire che incontri i segretari dei partiti, «ma il fatto che il governo metta in discussione il ruolo confederale del sindacato». Nell’intervista non può mancare un riferimento a Stellantis e Saras: «Stiamo pagando l’assenza di politiche da almeno venti anni. Siamo nel pieno di una trasformazione, digitale e climatica, il mercato non può gestire da solo questi processi: il rischio è la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro». Quel che serve, secondo Landini, è «l’intervento diretto dello Stato e siccome le più grandi imprese sono pubbliche c’è bisogno di fare sistema».
“STELLANIS? SINGOLARI LE ACCUSE DI MORBIDEZZA…”
Entrando nella specifico della vicenda Stellantis, Maurizio Landini al Fatto ricorda che l’intervento dello Stato è stato chiesto dalla Cgil e dalla Fiom già nella crisi del 2010. «L’abbiamo ripetuto nel 2020 quando Fca chiese un prestito al governo. In ogni caso i sindacati metalmeccanici, unitariamente, hanno chiesto a Stellantis e governo un tavolo per garantire la produzione in Italia e noi li sosteniamo». Inoltre, respinge le accuse di chi ritiene che sia troppo morbido sul tema Stellantis: «Trovo singolare accusare di morbidezza la Fiom e la Cgil che sono quelle che si sono battute e hanno pagato prezzi pesantissimi. Le responsabilità non le hanno i lavoratori, ma chi ha i soldi e chi ha governato e aveva le leve per intervenire. Esigo il rispetto per la Fiom e la Cgil».
Infine, Landini si è espresso sugli artisti che si stanno pronunciando contro la guerra in Medio Oriente: «Le prese di posizione degli artisti sono assolutamente condivisibili e molto importanti. Come Cgil stiamo lavorando perché il 24 febbraio ci siano manifestazioni in tutte le province, insieme ad Assisi pace giusta ed Europe for peace. È tempo di dire cessate il fuoco e basta con la guerra e tutti dovrebbero capire che occorre prendere parte».