Il flash mob degli italiani contro il coronavirus è ormai diventato un appuntamento fisso. Ogni giorno, alle 18, gli italiani si danno appuntamento sui balconi per cantare insieme una canzone del repertorio musicale italiano con cui cercano di esorcizzare la paura del coronavirus che continua a provocare morti e contagiati. La canzone scelta per il flash mob del 19 marzo, giorno della Festa del papà, è una canzone del repertorio romano. Sui balconi della capitale, i cittadini di Roma canteranno la canzone di Lando Fiorini “Ma che ce frega”. Un modo per sorridere, ma anche per esorcizzare la paura con un brano allegro e spensierato. Dopo aver cantato l’Inno di Mameli, Azzurro di Celentano, Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano, solo per citare qualche brano, oggi gli italiani hanno scelto una delle canzoni più famose del repertorio musicale romano.



LANDO FIORINI E LA CANZONE “MA CHE CE FREGA”: LA SOCIETA’ DEI MAGLIACCIONI PER…

Contro il coronavirus, gli italiani cantano e per il flash mob scelgono “Ma che ce frega” conosciuta anche come ‘La società dei magnaccioni’. In un periodo in cui non si può far finta di niente, per esorcizzare la paura del periodo, gli italiani cantano un inno allegro e conosciuto per sorridere anche se per pochi minuti. “Ma che ce frega ma che ce importa” è ormai diventato uno dei ritornelli più famosi, cantanto in diverse occasioni e che assume un significato diverso in base al contesto in cui viene cantato. Il contesto originale è quello sociale, ma oggi, in vista del flash mob contro il coronavirus, assume un significato assolutamente diverso. Se, dunque, volete unirvi al flash mob di oggi, ecco il testo della canzone:



Fatece largo che passamo noi
Sti giovanotti de’ sta Roma bella
Semo ragazzi fatti cor pennello
E le ragazze famo innamorà
E le ragazze famo innamorà
Ma che ce frega ma che ce ‘mporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli
De questa zozza società
E si per caso vi è er padron de casa
De botto te la chiede la pigione
E noi jarrispondemo a sor padrone
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
Che ce arifrega che ce arimporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli
De questa zozza società
Ce piacciono li polli
Li abbacchi e le galline
Perché son senza spine
Nun so’ come er baccala’
La societa’ dei magnaccioni
La societa’ della gioventù
A noi ce piace de magna e beve
E nun ce piace de lavora’
Portace ‘nantro litro
Che noi se lo bevemo
E poi jarrisponnemo
Embe’ embe’ che c’è
E quanno er vino embe’
C’arriva al gozzo embe’
Ar gargarozzo embe’
Ce fa ‘n figozzo embe’
Pe falla corta pe falla breve
Mio caro oste portace da beve
Da beve da beve

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