Ci sono stati progressi negli ultimi mesi sull’inflazione, di sicuro l’aumento dei tassi di interesse ha contribuito per Philip Lane, capo economista della Banca centrale europea (Bce). Ne ha parlato al Corriere, spiegando che aver sottolineato la conferma di una politica restrittiva da parte della Bce «ha contribuito a raffreddare le aspettative di inflazione e moderare la fissazione dei prezzi in autunno». Ora però all’orizzonte c’è una riduzione dei tassi di interesse. A tal proposito, però, Lane precisa che «non si tratterà di una singola decisione, ma molto probabilmente di una sequenza». In merito allo scenario di base, le proiezioni indicano «una ripresa significativa dell’economia europea quest’anno, dovuta a una domanda più forte in Europa che, di per sé, è inflazionistica». D’altra parte, a dicembre è stata segnalata l’esistenza di rischi al ribasso di tali previsioni.



«E questo è uno dei grandi interrogativi che ci poniamo in queste settimane: i dati segnaleranno una ripresa o un proseguire del tipo di stagnazione che abbiamo avuto per gran parte del 2023? Restiamo molto dipendenti dai dati», dichiara Lane. Le proiezioni di dicembre, sottolinea il capo economista della Bce, prevedono «un’ipotesi di inasprimento fiscale nel 2024, in linea con quanto contenuto nei documenti programmatici di bilancio dei Paesi dell’area dell’euro». In merito alla stretta fiscale, Lane chiarisce che è «dovuta essenzialmente alla fine delle misure di sostegno al costo della vita, delle misure sull’energia e altre». Per quanto riguarda i salari, le previsioni indicano che «ci saranno ancora aumenti salariali elevati, ed è importante che le persone recuperino le perdite dovute all’alta inflazione». Proprio la dimensione di questo fenomeno determinerà «i tempi e l’entità dell’adeguamento dei tassi quest’anno».



DAI SALARI AL TAGLIO DEI TASSI: LA POSIZIONE DELLA BCE

Restando in tema salari, per Philip Lane i livelli resteranno alti, per compensare l’alta inflazione, ma comunque l’adeguamento è un processo pluriennale. «Se i Paesi cercano di farlo molto rapidamente con aumenti salariali molto consistenti, si rischia una spirale salari-prezzi. Sarà un processo graduale nell’interesse di tutti», dichiara il capo economista della Banca centrale europea al Corriere. Tornando all’aumento dei tassi, commenta le critiche del governo italiano alla Bce. «Se non avessimo aumentato i tassi, l’iniziale choc temporaneo dal lato dell’offerta si sarebbe potuto trasformare di più in stagflazione». Inoltre, bisogna tener presenta che l’inflazione è stata particolare, caratterizzata da un’impennata molto intensa a cui è seguita una disinflazione importante. Inoltre, l’inflazione stessa aveva fattori alla base atipici. Col ritorno dell’inflazione al 2% bisognerà normalizzare i tassi di interesse, cosa che secondo Lane «contribuirà a ridurre i costi del debito pubblico».



Ma per arrivarci bisogna «tenere la posizione («hold steady») e assicurarsi che il problema dell’inflazione sia completamente sconfitto». La Bce non può agire in fretta: «La storia degli episodi di alta inflazione ci dice che se le banche centrali cercano di normalizzare troppo in fretta, prima che il problema sia davvero sconfitto, arriva un’altra ondata di inflazione e quindi un’altra ondata di rialzi dei tassi. Sarebbe uno scenario nettamente peggiore». Bisogna allora prendersi il tempo giusto e verificare che vi siano le condizioni sufficienti. «Una falsa speranza, una revisione troppo rapida, può essere autolesionista. Non vogliamo stringere troppo e mantenere i tassi troppo alti per troppo tempo. Ma, allo stesso modo, è importante non allontanarsi troppo presto dalla posizione di attesa in cui ci troviamo da settembre. Il passaggio da qui alla normalizzazione attiva dei tassi sarà una discussione importante. Ma è troppo presto, non abbiamo ancora evidenze sufficienti per passare alla fase successiva».

IL MONITO ALL’ITALIA SULLA RATIFICA DELLA RIFORMA DEL MES

Il capo economista della Bce si è soffermato anche sulla mancata ratifica da parte dell’Italia della riforma del Mes. «Riteniamo sia molto importante che il Trattato venga ratificato», anche perché si concilia col completamento dell’Unione bancaria. Ci sono tante sfide da affrontare in Europa, come la transizione verde, che necessitano di finanziamenti. Quindi, sottolinea Philip Lane, è necessario «che il sistema bancario finanzi molti investimenti. Ma perché ciò avvenga, dobbiamo fare progressi nell’Unione bancaria. E per far sì che il Mes sia un backstop del Fondo di risoluzione unico, occorre che sia ratificato il trattato». Riguardo il pressing Usa sull’Europa affinché sequestri le riserve ufficiali russe per aiutare l’Ucraina, Lane non si sbilancia, ma suggerisce di tener conto «delle implicazioni per il sistema monetario internazionale, per la stabilità finanziaria e per le basi giuridiche del sistema internazionale». Ci sono poi le nuove regole di bilancio. Per il capo economista della Bce «serve un quadro che aiuti i governi a ridurre il rapporto debito-Pil nel tempo».