I tunnel delle metropolitane sono uno dei luoghi più comuni scelti per uccidersi. Accade continuamente, purtroppo. Accade anche che però, a volte, ci siano degli angeli custodi travestiti da operai dell’ATM, quegli operai che guardiamo distrattamente mentre infastiditi dalla folla corriamo e ci spintoniamo in ogni giorno qualunque della nostra vita sempre di corsa. Loro, lì sotto, ci passano le giornate: controllando, osservando che tutti funzioni per il meglio. Come fa Andrea, 50 anni, trent’anni al lavoro sottoterra, a fare il suo dovere. Il pomeriggio tardi dello scorso 16 dicembre si trovava alla fermata Lotto della linea rossa, aveva finito il suo turno e aspettava il treno per tornarsene finalmente a casa, a riposare. Ma la sua giornata era tutt’altro che finita, lo stava aspettando il momento più importante della sua carriera. Il treno era già in fondo al tunnel, si potevano vedere le luci accese che si avvicinavano. Quei treni sembra sempre che arrivino velocissimi e Dio sa come fanno a fermarsi senza travolgere tutto e tutti. Ma poi vede qualcosa d’altro. Vede come un’ombra che apre il cancelletto che porta all’imbocco del tunnel, vede quell’ombra scendere a quello che si chiama “piano ferro” dove sono i binari.
IL CORAGGIO DI ANDREA: “RICORDAVA LE MIE FIGLIE”
E’ una ragazzina, va a mettersi sui binari. Aspetta il treno perché la travolga, la uccida. Chissà quale sofferenza ha dentro per aver deciso un gesto così orribile. Farla finita, e malamente, facendosi travolgere e spazzare via come un pezzo di cartone. La sua vita, per lei, non conta più nulla. “Avrà avuto 17 anni, come le mie due gemelle” racconta Andrea. La gente sulla banchina vede tutto e le urla di tornare su, di scansarsi, ma nessuno ha il coraggio di scendere, c’è il terzo binario, quello dove passa la corrente elettrica, è pericoloso. Lei dice soltanto, “voglio stare qua, aspetto il treno”. Che fare in quei pochi secondi di tempo? La sua esperienza di lavoro gli fa fare l’unico gesto possibile, non sa se sarà veloce abbastanza, ma si lancia a staccare la tensione elettrica, salta giù in mezzo ai binari e abbraccia la ragazza, tirandola su prima che il treno la travolga, lei e lui insieme. “Ho pensato che non fosse sicuro togliere la tensione elettrica mentre il treno era in corsa: e se il mezzo avesse continuato a muoversi per inerzia? La fermata prima, Amendola, è vicina. Dalla galleria vedevo che il convoglio era ancora fermo per far salire i passeggeri. Spacca il vetro e abbassa l’interruttore di emergenza. Poi scende sui binari e recupera l’adolescente. “L’ho abbracciata e messa di peso sulla banchina”. Sì, gli angeli custodi esistono. E si trovano sempre al posto giusto nel momento giusto.