Elio Lannutti non lascia ma “raddoppia”: il candidato M5s alla guida della Commissione Banche non piace (per dire un eufemismo) agli altri alleati di Governo e in vista della prima riunione convocata per domani in Parlamento manca del tutto una convergenza per far scattare l’azione politica sul controllo dei vari istituti, da Banca Popolare di Bari in giù, nell’occhio del ciclone per fallimenti e nazionalizzazioni d’urgenza. «Il governo sarà inflessibile sulle responsabilità dei manager», ha detto ieri il Premier Conte, ma il vero nodo è proprio trovare chi debba guidare la Commissione “tornata di moda” dopo la crisi della Popolare di Bari. Dopo che ieri uno scoop ha rivelato che il figlio del senatore Lannutti lavora proprio per l’istituto di credito pugliese salvato dall’intervento dello Stato con un Decreto d’urgenza domenica scorsa, la “bolla” politica è scoppiata del tutto: Pd e Italia Viva hanno chiesto subito il passo indietro del grillino ex Italia dei Valori, con M5s a fare le barricate e il Centrodestra che paradossalmente erano più intenzionate a votare Lannutti che non un candidato del Centrosinistra. Lannutti dopo un incontro con Antonio Di Pietro e Beppe Grillo ha però rialzato i toni della contesa: «Io non mi sfilo da un bel niente. E nessuno mi ha chiesto un passo indietro. Io non ho mai voluto denunciare nessun collega, ma ora ho affidato la tutela del mio onore ad Antonio Di Pietro e ad Antonio Tanza, presidente dell’Adusbef». Non solo, in merito al potenziale conflitto d’interessi è lo stesso Lannutti a difendersi «Dov’e’ il conflitto di interesse? Andate a vedere il conflitto di interesse di coloro che hanno fatto i crack e non di uno che lavora onestamente. Vi dovete vergognare! Di Pietro mi difenda anche da questo!».



LANNUTTI-BANCHE, IL PIANO-B DI BEPPE GRILLO

Questa mattina con una lunga intervista alla Repubblica la capogruppo di Italia Viva Maria Elena Boschi traccia il “niet” dei renziani alla candidatura di Elio Lannutti alla Commissione Banche, facendo leva anche sulla polemica di un anno fa sulle dichiarazioni choc del senatore M5s in merito ai complotti dietro le banche mondiali che fanno riferimento alle tesi antisemite (e storicamente false) del Protocollo dei Savi di Sion: «Noi siamo stati chiari fin dall’inizio: Lannutti per noi è invotabile, e non per il conflitto di interessi con suo figlio, ma per le frasi vergognose dette sugli ebrei. Chi porta avanti pregiudizi squallidi antisemiti non avrà mai il nostro voto, qualunque attività faccia suo figlio. Mi chiedo come i 5Stelle possano continuare a sostenere questa candidatura». Quindi che fare? Il Governo resta nella “bolla”, ma Beppe Grillo dopo un vertice con Roberto Fico questa mattina prova a rilanciare una linea di accordo tra Pd e M5s (specie dopo l’incontro con i parlamentari pentastellati di ieri che ha messo sul banco le tante difficoltà del partito “sfiduciato” in questi ultimi mesi di sconfitte elettorali e politiche): «sono fiducioso ma serve un’idea». Il piano-B, segnalato dall’Ansa, prova a tener dentro il voto dei parlamentari M5s (che avevano eletto Lannutti come candidato alla Commissione sulla Popolare di Bari) e le richieste di Pd e IV: «la scelta potrebbe cadere sul secondo più votato dal gruppo dopo Lannutti: il deputato Alvise Maniero». Altri due profili sono però analizzati in queste ore dai tecnici del Governo: la presidente della commissione Finanze della Camera Carla Ruocco o il Questore del Senato Laura Bottici. In entrambi i casi si liberebbe un posto che potrebbe prendere il Partito Democratico, lasciando così via libera alla nomina M5s in Commissione Banche.

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