Laparocele addominale, questo il motivo del ricovero di Papa Francesco al Policlinico Gemelli di Roma, dove sarà operato. La malattia che lo ha colpito è un’ernia che si forma su una cicatrice dopo un intervento. Si tratta di uno dei possibili inconvenienti che può sopraggiungere con la chirurgia laparotomica, quella in cui il chirurgo esegue un’incisione sull’addome di alcuni centimetri. A distanza di tempo, infatti, può formarsi sulla parate muscolo-fasciale, che è il sostegno muscolare dell’addome al suo interno, un’ernia. Ciò per l’età, per lo sforzo, il sovrappeso o per una precedente infezione della ferita, ma dipende anche da tipologia ed estensione dell’incisione chirurgica effettuata. Infatti, il laparocele è più frequente quando le incisioni hanno un’estensione maggiore.
Quali sono i sintomi del laparocele? Nelle prime fasi può essere asintomatico, anche se visibile. Infatti, si manifesta con un gonfiore in corrispondenza della cicatrice chirurgica. Generalmente, però, causa fastidio o dolore, soprattutto quando ci si affatica, si fa esercizio fisico o sforzi addominali intensi. Nei casi più gravi, invece, può provocare nausea e vomito, oltre al rischio di occlusione intestinale con possibile sofferenza vascolare (ischemia) dell’intestino.
COS’È LAPAROCELE ADDOMINALE E COME SI CURA
Il problema, comunque, può essere risolto con un intervento chirurgico tradizionale o per via laparoscopica. Le complicanze sono quelle a cui si va incontro anche con le altre ernie della parete addominale. Può ingrandirsi, strozzarsi, causare problemi nella crescita della pelle che lo ricopre. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico d’urgenza. Le procedure sono due, entrambe con anestesia generale, come appunto nel caso di Papa Francesco. Solo in casi eccezionali, un laparocele di piccole dimensioni può essere trattato con altri tipi di anestesia. Nella procedura tradizionale, si usa la cicatrice stessa come porta d’accesso: tramite l’incisione si isolano il sacco peritoneale e la porta del laparocele. Con l’intervento si ricolloca, riducendolo, il laparocele all’interno dell’addome e, in genere, si posiziona una rete di materiale sintetico con l’obiettivo di rinforzare la parete in cui c’è stato il cedimenti dei tessuti che lo ha causato. L’alternativa è l’uso della chirurgia laparoscopica, che è un intervento mini-invasivo, tramite il quale si accede alla cavità peritoneale, dunque per vedere “dall’interno” la zona di cedimento fasciale: usando tre-quattro piccole incisioni chirurgiche addominali, si può introdurre nella cavità addominale telecamera e strumenti chirurgici.