Si chiama “Laps” ed è la Fondazione di Lapo Elkann fondata nel 2017 – ma rilanciata in questo novembre 2019 – dedicata alla felicità dei bambini dimenticati e meno fortunati: già in origine il rampollo di casa Agnelli aveva spiegato di sentire l’esigenza enorme «di dedicarmi a queste attività perché sono stato più fortunati degli altri». Oggi però, con maglione lilla e stile sempre molto eccentrico si è presentato al web con due Playmobil giganti nel lanciare il suo messaggio di vicinanza nella giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza per i diritti dei più piccoli: «Come ho avuto modo di raccontare più volte pubblicamente da bambino ho sofferto sia di dislessia sia di sindrome di iperattività. E sono stato anche abusato sessualmente». Una giovinezza piena di estremi e di vizi, di tanti privilegi ma anche di molta sofferenza e disperazione: gli abusi in collegio di cui non vuole parlare ancora, «non è un giorno in cui voglio parlare né di me né di quello che è successo a me», ma anche tutti i progetti futuri che Lapo Elkann vuole rilanciare, «Voglio parlare dei bambini, dell’infanzia e di questi giovani. E vorrei parlare di LAPS, Libera Accademia per progetti sperimentali». La collaborazione con la Croce Rossa di Sicilia ha visto di recente una partnership tra la Fondazione e la città di Palermo: «LAPS – spiega Elkann nel video di lancio – si occupa proprio di questo. Lavora sulla dislessia, lavora sull’iperattività, lavora sui problemi legati alla dislessia, sui problemi legati all’iperattività, su problemi legati agli abusi e si occupa proprio di riportare, di ridare e di ridonare il sorriso e la felicità a bambini e ad adolescenti che non hanno le stesse possibilità e opportunità e privilegi che ho avuto io nella mia vita».
LAPO ELKANN E GLI ABUSI DA RAGAZZINO
Era il 2013 quando per la prima volta il fratello di John Elkann raccontava degli abusi sessuali subiti quando aveva 13 anni e viveva in collegio: «In Italia l’eccentricità non è ben accetta perché non sei incasellabile in una scatola. E io di essere messo in una scatola non ho voglia. Credo di averne il diritto. Io non sono solo una persona leggera, un imprenditore, il nipote di Gianni Agnelli o il figlio di Margherita. Sono tantissime altre cose», raccontava ai giornalisti, salvo poi entrare nel profondo del suo passato, «Da quando ho compiuto 13 anni ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti. Altre persone che hanno vissuto cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, che era in collegio con me per quasi 10 anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa. Non ne ho mai parlato prima anche perché voglio che questa storia serva a qualcuno. Sto pensando a una fondazione. Voglio aiutare chi ha passato quello che ho passato io. Parlare è giusto, ma facendo qualcosa di utile, di positivo». Era il 2013 e quel progetto di fondazione è finalmente giunto a concretizzarsi poco tempo fa, un trauma durissimo che ora vuole “riscattare” nell’aiutare gli altri piccoli molto meno fortunati di lui, «voglio sostenere talenti sparsi in tutto il mondo, iniziative e progetti per il sostegno di bimbi vittime di abusi o con bisogni educativi particolari».