Sergio Mattarella non può non essere consapevole che un accordo di legislatura tra due partiti che si sono combattuti fino a pochi giorni fa aspramente e su tutto non è ragionevolmente possibile. Tantomeno possibile raggiungerlo in poche ore. A meno che non si voglia fare un intruglio che reggerebbe lo spazio di un mattino.
Se si sostiene il contrario, si mente. I dieci punti dei grillini e i cinque di Zingaretti sono generiche dichiarazioni di principio. Chiacchiere, si direbbe a Napoli, non un programma su cui fondare un governo con l’ambizione di durare. Questa è la dura realtà.
Ricordo solo due questioni: per escludere l’aumento dell’Iva le risorse andrebbero recuperate dall’abrogazione di quota 100 e dalla radicale revisione del reddito di cittadinanza. La riforma della giustizia del ministro Bonafede è da riconsiderare radicalmente. Cinquestelle è d’accordo? Nemmeno per sogno. E così continuando.
Che le cose stessero in questi termini era noto da sempre. L’errore è stato aprire all’idea di un’intesa politica con il grillismo. Diciamo la verità: l’unico motivo che tiene insieme i due partiti è l’anti-salvinismo (acquisizione recentissima dei grillini). Può, facendo leva unicamente su questo punto, prendere corpo un’alleanza politica e di lungo periodo? Non mi pare possibile.
Il confronto tra Pd e M5s sul nome del premier è, del resto, il segno dell’impossibilità di un’intesa seria. I grillini difendono Conte perché sperano di farne una bandiera contro Salvini e ridurre le tensioni al loro interno, fingendo di avere ancora in mano la situazione. Il Pd come potrebbe accettare un Conte bis che lo ridurrebbe a una sorta di sostituto della Lega?
Ma chi è Conte oggi? Il prediletto di Beppe Grillo? Uno statista? Difficile dimenticare come sono andate le cose neĺl’anno che il premier sostenne sarebbe stato bellissimo per il Paese. L’avvocato del popolo, come stoltamente si autodefinì, guidò baldanzosamente il governo giallo-verde per oltre un anno, ne sostenne tutte le scelte, anche le più sciagurate, reagì solo quando fu messo in discussione personalmente. Conte è moralmente e politicamente responsabile di quanto accaduto quest’anno al nostro Paese. Esagero se ritrovo nei suoi comportamenti le tracce del camaleontismo mai scomparso nella politica italiana? Buon gusto e un soprassalto di dignità dovrebbero portarlo ad appartarsi almeno per un po’, in attesa di qualche incarico che prima o poi, stia tranquillo, giungerà.
Come si esce da questa situazione? Tornando alla realtà. Prendendo atto che un’intesa politica tra Pd e Cinquestelle non è possibile. Che il tentativo generoso, chiamiamolo così, del Pd è stato vano. E ritornando a una verità elementare: un pasticcio favorirebbe solo Salvini, meglio il voto.