I terremotati de L’Aquila dovranno restituire entro due mesi i soldi ottenuti per il contributo di autonoma sistemazione che il Comune, a distanza di quattordici anni e mezzo, ritiene essere stato indebitamente percepito. Le famiglie coinvolte nella misura, come riportato dal Messaggero, sono 400. Esse avevano ricevuto il denaro poiché la propria abitazione era stata dichiarata inagibile dopo la forte scossa e non avevano scelto una sistemazione in albergo o nella “new town” costruita dallo Stato.
Le persone in questione avevano percepito ai tempi un massimo di 400 euro al mese per nucleo, nel limite di 100 euro a componente. Gli anziani o portatori di disabilità avevano avuto anche un aumento di ulteriori 100 euro. Adesso, però, sono costretti a ridarli indietro. L’amministrazione infatti ritiene che quelle somme non fossero dovute. Le verifiche sarebbero dovute avvenire da tempo, ma soltanto a distanza di oltre dieci anni sono state analizzate con attenzione le posizioni considerate sospette, in totale 6 mila. Il risultato è che il debito ammonta a circa 3 milioni di euro.
L’Aquila, terremotati devono restituire soldi a Comune: i motivi
I motivi per cui i terremotati de L’Aquila dovranno restituire i soldi al Comune sono diversi. In alcuni casi si tratta di irregolarità relative alle tempistiche. Le abitazioni con danni più lievi sarebbero dovute terminare al massimo entro sei o sette mesi dalla concessione del contributo, ma ciò per molti non è avvenuto e le famiglie hanno continuato a percepire il denaro. In casi estremi, invece, qualcuno è riuscito a ottenere un alloggio pubblico, ma non ha rinunciato al sussidio.
Adesso le persone coinvolte si stanno attivando per dimostrare eventuali errori di valutazione e per fare ricorso, ma non sarà semplice a distanza di quattordici anni e mezzo chiarire determinati aspetti. La speranza di molti è che l’obbligo possa essere prescritto dati i tempi, ma il Comune pare non volerne sapere.