Lara Maltoni, l’appello del padre Gianfranco a La vita in diretta: l’inferno vissuto dalla 30enne italiana bloccata da ormai tre anni a Lanzarote e accusata di omicidio colposo. Una vicenda che ha inizio il 4 febbraio 2016: Lara e il fidanzato investono due turiste che muoiono poco dopo. La giovane si prende la responsabilità dell’incidente ma poi ritratta: si era assunta la responsabilità perché il fidanzato non aveva la patente. Anche il ragazzo si assume la responsabilità del tragico fatto, ma le autorità spagnole non credono a nessuno dei due: un incubo che dura da tre anni e per il quale non sembra esserci via d’uscita. «Sono stato da lei dal 13 ottobre al 14 febbraio scorso» spiega il padre Gianfranco, che racconta: «Avevano uno studio di tatuaggi ben avviato, il fidanzato era un buon ragazzo, con i suoi pregi e con i suoi difetti. Siamo rimasti per un certo tempo in contatto, poi dopo la sua confessione non accettata, è rientrato in Italia e si sono perse le tracce».
LARA MALTONI, L’APPELLO DEL PADRE DI LARA ALLA FARNESINA
«Da padre non è facile: sono riuscito ad ottenere poco e nulla quando ero lì» spiega Gianfranco Meltoni, che chiede aiuto alla Farnesina: «L’appello che lancio è che il Ministero degli esteri si prenda a cuore questa situazione e faccia il possibile per muovere quelle acque che non siamo riusciti a muovere noi». Prosegue il padre di Lara: «Mia figlia è lì che non fa niente: è ospite di amici. L’hanno anche sfrattata. Non c’è nessuno che si prende cura di lei, c’è qualche amico. Io sono stato là quattro mesi ma sono poi tornato in Italia perchè devo lavorare per sopravvivere. Se non riusciamo a sbloccare la situazione con l’ambasciata, cercherl di andare là». E l’avvocato Carnicelli, legale di ‘Prigionieri del Silenzio’ che ha accettato di occuparsi del caso di Lara in pro bono, ha spiegato: «Il processo non è ancora definito, in questo momento le autorità spagnole non credono alla versione di Lara. Ci sono enormi problemi di comunicazione con il legale che assiste Lara in loco, si rifiuta di parlare con me: non ha mai voluto conferire. Questo crea dei problemi. L’ambasciata? Le sta dando una mano negli adempimenti quotidiani: ha parlato con il difensore di ufficio ma non hanno le idee molto chiare sui possibili esiti del processo».