Giungono novità in merito alla vicenda che vede l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, indagata dalla procura di Milano per finanziamenti illeciti. Stando a quanto riferito poco fa dai colleghi dell’agenzia Ansa, l’esponente forzista avrebbe preso dei compensi per un totale di circa 70mila euro, di cui 31mila attraverso la sua società di consulenza per mano di Marco Bonometti, industriale bresciano presidente di Confindustria Lombardia, anch’egli sul registro degli indagati. Altri 38mila euro sarebbero invece stati incassati dalla Comi tramite la sua stessa società ma da un altro soggetto, l’ente Afol Città metropolitana, e grazie all’intermediazione di Gioacchino Caianiello, che l’agenzia Ansa descrive come: «presunto “burattinaio” del sistema di mazzette». Secondo quanto emerso in queste ultime ore, le indagini stanno proseguendo con ulteriori accertamenti perché gli investigatori e gli inquirenti sospettano che la Comi possa aver ottenuto altri finanziamenti illeciti attraverso delle consulenze fittizie della sua società, la Premium Consulting. Al vaglio, sempre in base a quanto scrive l’Ansa, vi sarebbe anche un altro versamento da 40mila euro. C’è il rischio quindi che la vicenda possa ulteriormente allargarsi e portare a risvolti fino ad ora impensabili (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



TANGENTI, LARA COMI INDAGATA: SOSPETTI SU 70MILA EURO

Dopo l’avvocato ora è direttamente Lara Comi ad intervenire in seguito alle accuse e alle indagini sul suo conto scattate ieri dalla Procura di Milano: per la candidata di Forza Italia al prossimo Europarlamento, «Gli importi pagati alla società della quale è socia e amministratrice, non sono finanziamenti occulti ma compensi per prestazioni professionali svolte da soggetto che ha le competenze e le capacità per rendere la prestazione richiesta». Resta indagata ma a disposizione dei giudici per chiarire ogni qualunque accusa rivoltale per le “consulenze-tangenti” presunte contestate tra lei e Bonometti. Mentre oggi l’inchiesta sulla corruzione in Lombardia è giunta fino a Legnano, con l’arresto del sindaco Fratus e di due assessori, il Centrodestra vive giorni complessi e accuse che “saltano” fuori giorno dopo giorno. Come riporta l’Ansa questa mattina, la Procura di Milano al momento contesta alla Comi finanziamenti illeciti per un totale di circa 70mila euro, «ossia i 31mila euro che avrebbe ricevuto, attraverso la sua società di consulenza, dall’industriale bresciano Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, e i 38mila euro che avrebbe incassato, sempre tramite la sua società, dall’ente Afol Città metropolitana e con l’intermediazione di Gioacchino Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema di mazzette, appalti pilotati e finanziamenti emerso dalla maxi indagine della Dda milanese».



LARA COMI, “ACCUSA ASSURDA”

«Un’accusa assurda», sono le prime parole dell’avvocato di Lara Comi, Gian Piero Biancolella, con le quali viene respinta ogni forma di accusa formulata dagli inquirenti e per le quali la candidata alle Europee si ritrova indagata a meno di due settimane dal voto di Bruxelles. Quella che i pm chiamano “presunta finta consulenza” secondo l’avvocato della deputata FI «è una prestazione resa dalla società, nell’ambito dell’oggetto sociale della stessa e nell’ambito delle specifiche competenze». In quanto legale dell’onorevole Comi, conclude la nota a firma Biancolella, «posso con decisione contestare che sussista l’illecito ipotizzato». Non solo, lo stesso avvocato di Lara Comi spiega che non vi sarebbero stati motivi sensati e reali per «simulare un contributo elettorale con una prestazione di servizi». Sulla cosiddetta “tesi di laurea copiata” dalla quale sarebbe nato il sospetto su Comi e Bonometti, i colleghi de il Giornale hanno spiegato che si tratterebbe di una tesi online resa come consulenza all’impresa di Marco Bonometti: «Si tratterebbe di un documento da 107 pagine intitolato “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”: una tesi di laurea in “Metodi statistici per il web marketing” firmata da Antonio Apuzza e pubblicata nell’anno accademico 2014/2015 sul sito dell’Università Luiss di Roma», spiegano su Il Giornale.



SGARBI “COMI-BONOMETTI? INCHIESTA POLITICA”

Finanziamento illecito ai partiti, l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi indagata dalla Procura di Milano: il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti le avrebbe elargito 31 mila euro. Una inchiesta che ha mandato su tutte le furie Vittorio Sgarbi: «Ennesima intollerabile inchiesta politica a Milano. La dimostrazione è nella criminalizzazione del finanziamento trasparente, e lecito, del presidente di Confindustria Lombardia Bonometti a Lara Comi, parlamentare europeo di Forza Italia, candidata e senza possibilità di difesa, additata come colpevole per distrarre da lei i voti degli elettori. Una gravissima interferenza politica con un danno di immagine che configura un solo reato, la diffamazione di due persone oneste, Bonometti e Comi, da parte dei magistrati. L’unico reato visibile e reale è questo, ed è intollerabile davanti alla costituzione e alla autonomia dei poteri. Spero che Bonometti e Comi denuncino il giudice davanti al tribunale ordinario e il Csm. Quando Bonometti e Comi saranno assolti, il danno grave della azione giudiziaria sarà compiuto. Siamo dunque in flagranza di reato a parti rovesciate». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TANGENTI MILANO, COINVOLTA L’EUROPARLAMENTARE DI FORZA ITALIA

Dopo giorni di accertamenti e approfondimenti sulla presenza di Lara Comi all’interno delle carte sulla maxi inchiesta della Dda di Milano sulle tangenti in Lombardia, ora arriva la notizia ufficiale dall’Ansa: l’europarlamentare di Forza Italia è indagata ufficialmente dalla Procura di Milano per un presunto finanziamento illecito ricevuto dal Presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti a sua volta indagato stamane dai giudici milanesi per il medesimo reato. L’ipotesi dei magistrati, in attesa che i diretti protagonisti del nuovo filone dell’inchiesta possano dare la loro versione dei fatti anche davanti ai giudici – è che l’attuale presidente di Confindustria Lombardia abbia finanziato la candidata azzurra alle prossime elezioni europee, con 31mila euro attraverso una fattura “sospetta”. A Bonometti infatti contestano di aver pagato quella cifra per una consulenza sotto forma di acquisto di una fantomatica tesi di laurea ma che in realtà quei soldi sarebbero finiti per finanziare la campagna elettorale della stessa Comi, coordinatrice di Forza Italia in quella Varese messa a soqquadro nei giorni scorsi per gli arresti post-inchiesta tangenti.

LARA COMI INDAGATA: “FINANZIAMENTO ILLECITO DA BONOMETTI”

Secondo i colleghi del Fatto Quotidiano, che citano “fonti della Procura”, «si tratta di una fattura emessa nel gennaio 2019 da Omr holding ad una società Premium consulting srl, tra i cui soci figura la Comi, candidata alle prossime europee». Bonometti in questo modo avrebbe finanziato due studi per l’espansione in Europa dei mercati e secondo gli inquirenti avrebbe versato la “fattura sospetta” con due tanche da 15mila euro ciascuna. Già negli scorsi giorni la Comi era finita nel “mirino” delle indagini dopo che nella richiesta di arresto della Procura di Milano si era arrivati ad una maggiore analisi dei «contratti di consulenza» ottenuti dalla società tramite Nino Caianiello, “tuttofare” di Forza Italia a Varese. «Bonometti non ha ancora ricevuto alcun documento ufficiale ma ha appreso la notizia dalla stampa», fanno sapere dallo staff di Confindustria Lombardia. L’imprenditore comunque ha negato davanti ai giudici che quella fattura sia un finanziamento a Forza Italia e si attende ancora il primo commento ufficiale della stessa Lara Comi dopo che nei giorni scorsi si era limitata ad un «ho appreso con stupore la notizia che arriva nel bel mezzo della mia campagna elettorale». In una nota l’europarlamentare aveva poi aggiunto «L’unica mia società di comunicazione è la Premium Consulting regolarmente denunciata all’interno della Dichiarazione di interessi finanziari dei deputati. Tale società non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta e non ve ne è nessun’altra a me riconducibile».