Già in passato Mirko Barioni, l’uomo ucciso da Lara Mazzoni, si era rivelato un compagno violento. “Soprattutto violenza psicologica”, ha spiegato oggi la donna, in collegamento con la trasmissione Pomeriggio 5. “In secondo grado mi hanno concesso delle attenuanti”, ha aggiunto prima di cimentarsi nel racconto del drammatico giorno del delitto. “Non mi sono resa conto di ciò che ho fatto realmente, ho solo la mia immagine quando era già successa questa cosa, quando l’avevo già colpito”, ha spiegato. Quindi ha proseguito nel suo racconto drammatico: “Lui è corso per il giardino e si è accasciato a terra ma non era la prima volta che faceva questa scena, non mi ero preoccupata, credevo fosse un graffio e sono rientrata. E’ stata mia figlia a dirmi di chiamare i soccorsi e così ho fatto”. Dopo l’arresto le sono state tolte le figlie. In seguito ai domiciliari, per il primo anno vissuto in casa di una sua zia non ha potuto mai vedere le sue bambine. “Le vedevo negli incontri protetti, adesso abito in casa mia con le mie bambine”, ha aggiunto. Lara aveva fatto varie denunce poi sempre ritirate “perchè lui piangeva e si disperava dicendomi che sarebbe cambiato”. Oggi ha voluto lanciare un appello alle donne vittime di violenza: “Non arrivate ad essere vittime o carnefici. Non ritirate le denunce perchè non cambiano”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MIRKO BARIONI UCCISO DALLA COMPAGNA
Lara Mazzoni, la donna condannata a 16 anni – poi ridotti in Appello a 12 anni – per l’omicidio del compagno Mirko Barioni, torna ad essere una donna quasi del tutto libera. Il delitto si era consumato nel giugno di due anni fa ad Ambrogio, in provincia di Ferrara, quando la donna sferrò alcune coltellate il compagno. Dallo scorso 23 ottobre, però, come spiega il quotidiano Il Messaggero, le è stato concesso l’obbligo di dimora a Copparo e il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 6 del mattino. A stabilirlo è stata la Corte d’Assise d’Appello di Bologna stando a quanto riferito dalla stampa locale, la quale avrebbe accolto l’istanza presentata dalla difesa della donna dopo un’offerta di lavoro. Lara Mazzoni, oggi 47 anni, è una operatrice sociosanitaria e adesso può tornare a fare il suo lavoro in una struttura per anziani della provincia di Ferrara. Lara Mazzoni, ai domiciliari fino ai giorni scorsi, era in attesa che la Cassazione si pronunciasse sulla sua posizione. Oggi è stata ospite in collegamento con la trasmissione Pomeriggio 5 alla quale ha spiegato la sua controversa vicenda.
LARA MAZZONI, UCCISE COMPAGNO A COLTELLATE: IL RACCONTO
La Corte d’Appello ha concesso a Lara Mazzoni il percorso di reinserimento ed ha dato alla donna il permesso di poter uscire dai confini del suo paese. “Adesso i miei avvocati hanno fatto ricorso in Cassazione”, ha dichiarato la stessa Lara a Pomeriggio 5, oggi in collegamento in esclusiva. Alla trasmissione di Canale 5 ha raccontato quello che è successo due anni e mezzo fa: “Quella sera, siamo partiti nel pomeriggio per trascorrere una giornata al mare in famiglia e un amico di mia figlia di 16 anni. E’ andato tutto bene ma poi durante l’aperitivo al mare sono partiti alcuni screzi con i tifosi (c’era la partita di Champions), lui ha esagerato col bere e quando faceva così diventata molto cattivo fino a che, dopo cena, abbiamo preso l’auto guidata da me e mentre tornavamo a casa dovevamo riaccompagnare l’amico di mia figlia, non sapevo la strada, è stata una sciocchezza ma da lì si è scatenato l’inferno”. Da quel momento sarebbero iniziate le offese gratuite fino all’arrivo in casa, quando “mi ha preso la testa e me l’ha sbattuta contro il finestrino, io da lì non ricordo tanto ma ricordo la mia persona che ero fuori vicino alla porta con il coltello in mano”. Non era il primo episodio di violenza a suo scapito. Oggi la donna è tornata libera almeno in parte e confida adesso nella Cassazione. “Lara ha sempre detto sin da subito che non voleva uccidere il suo compagno, è stato qualcosa che non doveva capitare e quindi anche in Cassazione speriamo si possa ottenere qualcosa in più”, ha commentato il suo avvocato. “Paradossale il fatto che le abbiano dato l’aggravante per lo stato di alterazione del compagno, quindi paga anche per l’ubriachezza e la violenza del compagno”, ha aggiunto.