L’atleta Larissa Iapichino, fresca della medaglia d’argento ai campionati europei indoor nel salto in lungo, è stata intervistata stamane dal quotidiano Il Corriere della Sera. Larissa Iapichino, forse non tutti lo sanno, è una figlia d’arte, visto che la mamma è la grande Fiona May: «A 18 anni, eguagliando mamma a 6,91 metri, sono stata proiettata in un’altra dimensione – ha raccontato la giovane atleta al quotidiano di via Solferino – dura da reggere. Ero tanto giovane, avevo bisogno di spazio per fare esperienza nell’atletica dei grandi. Anche le mie avversarie, le campionesse che ho battuto in Turchia, me l’avevano detto: tranquilla, Larissa, è così per tutte».



E ancora: «Ho avuto la sensazione di essere cambiata, sì. In pedana mi è esploso qualcosa dentro: per la prima volta ho pensato solo a saltare e a divertirmi». Prima era diverso, ammette Larissa Iapichino: «Pensavo più al giudizio degli altri e alle pressioni esterne che a me stessa: saltavo condizionata. Il gran lavoro con Marco, il mio mental coach, mi ha fatto ritrovare pian piano la vera Larissa, i miei salti, il mio sport». Ma mamma, nonostante le abbia sconsigliato di seguire le sue orme, cosa dice? «Mamma è contentissima: ha passato i primi dieci minuti della telefonata che le ho fatto dopo aver vinto l’argento a urlare come una pazza…». E il prossimo step sarà ora superare mamma Fiona May nel record dei 7,11 metri all’aperto: «Eh, quello è tanta roba. Stiamo parlando di una misura importante. Volere è potere: il sogno c’è».



LARISSA IAPICHINO E IL PAPA’ COACH GIANNI: “LA SUA GRANDE QUALITA’…”

Sul papà Gianni Iapichino, il suo coach: «La sua grande qualità? La curiosità, la voglia di mettersi in gioco e di giocare: con lui l’allenamento non è mai noioso. Stiamo attenti a non mischiare i ruoli: al campo siamo tecnico e atleta, non padre e figlia. Ah, è anche capace di infondermi una grande tranquillità anche se durante la gara è agitatissimo».

Larissa Iapichino ha saputo riprendersi alla grande dopo la delusione del Mondiale: «Tutto parte dalla delusione scottante al Mondiale di Eugene dell’anno scorso: rimanere fuori dalla finale per pochi centimetri, dopo due nulli, è il mio smacco più grande fin qui. Il primo clic è stato quello. Da lì, pian piano ho trovato la mia via: il quinto posto all’Europeo di Monaco, lo stagionale in Liechtenstein, all’ultima gara della stagione, sono piccoli passi che mi hanno dato fiducia. Baby steps». Chiusura dedicata ad una dedica personale: «A nonno Winston, papà di mamma, che è mancato da poco. Lascia un grande vuoto. Una mano, da lassù, me l’ha data di certo lui».