Mi spiace tornare alla questione delle armi, in relazione, in questo caso al progetto di riarmo dell’Unione Europea (Rearm Europe), ma per quanto non conti il mio parere, lo voglio fare.
Primo punto. Da che mondo è mondo, nessuno, nemmeno la Chiesa, nemmeno Gandhi, ha messo in discussione il principio della legittima difesa, che comprende anche l’uso delle armi nei confronti di un’aggressione. Il fatto è che in ogni caso bisogna valutare se questa difesa sia conveniente, nel senso che non provochi un danno maggiore. Infatti se sacrifichi senza possibile risultato vite umane e le risorse del tuo popolo, questa difesa comincia a essere poco ragionevole e molto meno legittima.
Non mi sentirei di dire che i nostri partigiani, che hanno difeso anche con le armi il nostro Paese, siano stati degli assassini, tranne, naturalmente, quando le hanno usate per pura vendetta o addirittura per combattere tra di loro. Cose che, come sappiamo, purtroppo a volte sono successe.
D’altra parte quando in Cecoslovacchia Dubcek consegnò nelle caserme i suoi soldati perché capì che un inutile spargimento di sangue non avrebbe fermato l’invasione delle truppe del Patto di Varsavia, non fu certo per vigliaccheria. Era certo che nessuno in Occidente sarebbe intervenuto a difendere quella Primavera di Praga che molti avevano osannato. Neanche a sinistra, nonostante tanti drammi personali e di coscienza, molti si mossero per fare qualcosa di concreto.
Per non parlare di quel nascente “Movimento studentesco” che proprio in quegli anni, in nome della lotta contro il capitalismo, stava a sua volta invadendo le università e instaurando un clima di intolleranza che assomigliava molto alla repressione dei carri armati con la stella rossa.
Secondo punto. La questione della deterrenza. Proprio la guerra in Ucraina, come la su citata invasione della Cecoslovacchia, ha dimostrato che Putin ha agito senza usare la bomba atomica, ma anche senza temere che la usassero gli altri.
Allora se l’ombrello nucleare ha dimostrato di non avere il manico, qualcuno dice che bisogna arrivare a quel tipo di deterrenza che in qualche modo è stata usata in Ucraina: la deterrenza di un equilibrio delle armi cosiddette convenzionali. Ma le cosiddette armi convenzionali non sono più quelle della Prima guerra mondiale, si possono fare decine di migliaia di morti e relative distruzioni, anche senza usare la bomba atomica.
Per questo (terzo punto) si è arrivati a una possibile tregua non attraverso una vittoria militare ma attraverso un intervento diplomatico, per quanto molto, molto discutibile, di un noto pacifista come Donald Trump.
A questo proposito ricordo che la proposta, solo apparentemente folle, ma possibile secondo gli statuti dei due trattati, che l’Ucraina entri simultaneamente nella NATO e nel CSTO dal punto di vista diplomatico garantirebbe tutte le parti per quanto riguarda la sicurezza.
Infine (quarto punto) mi spiace che si continui a parlare di un’Europa contrapposta alla Russia. Come già detto, anche la Russia, che piaccia o no, è Europa, come lo sono Paesi che già fanno parte dell’Unione Europea e che di questi tempi sembrano più vicini alla Russia di altri. E poi, scusate, Tchaikowsky e Dostoevskij, Puskin e Solzenicyn, Rublev e Chagall, sono parte integrante di una cultura europea che rischierebbe, se li negasse, di mutilare la propria storia.
In questo senso una lodevole diplomazia della cultura, che non escluda dalle nostre università e dai nostri teatri il mondo russo, è solo da incoraggiare. Se volete mettete pure le sanzioni sulla vodka e sul caviale, ma per favore non toccatemi i Karamazov!
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