Succede a Malaga, in Spagna. Il Tribunale di Primo Grado ha riconosciuto nel 2020 nella sentenza di divorzio a favore di una donna 48enne un rimborso pari ad una cifra da capogiro: oltre 200mila euro a titolo di risarcimento. Ma è soprattutto la motivazione a destare stupore. La donna infatti sarebbe stata ricompensata per il semplice fatto di aver rinunciato al lavoro da quando si è sposata per dedicarsi alla vita da casalinga. Insomma, gli anni trascorsi a badare alla famiglia sono stati considerati elemento sufficiente a prevedere il corposo addebito a danno dell’ex marito.
Il perno della sentenza ovviamente si incentra sulla rinuncia più che su quella che poteva essere una scelta personale. L’ammontare complessivo sarebbe poi da ricercare nei 25 anni di matrimonio senza salario minimo. E alla somma già elevata il giudice ha anche aggiunto un assegno mensile di 500 euro da corrispondere alla donna per i prossimi due anni. Quest’ultimo emolumento sarebbe stato considerato sufficiente per permetterle di avere il tempo necessario a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Aumento della tutela delle donne in Spagna: sempre più casi di risarcimento
Se in Italia una tale sentenza lascia perplessi, in Spagna sembra che casi simili si stiano moltiplicando. Il legislatore spagnolo, così come anche la giurisprudenza iberica, stanno cercando di dare negli ultimi anni sempre maggiori tutele alle categorie deboli, e in particolare alle donne.Lo stesso codice civile spagnolo prevede all’art. 1438 che “i coniugi devono contribuire al sostegno delle spese del matrimonio. In mancanza di accordo, lo faranno in proporzione alle rispettive risorse economiche. I lavori per la casa saranno computati come contributo alle spese e daranno diritto ad ottenere un indennizzo che il giudice indicherà (…) all’estinzione del regime di separazione “. Proprio su questa base si è quindi fondata la sentenza in esame, che fungerà anche da precedente per l’elevata somma di risarcimento prevista.
Eppure l’avvocato patrocinatore della donna, Marta Fuentes, ha giudicato la somma “una miseria”, a fronte di un patrimonio dell’ex marito pari a 5 milioni di euro. Il risvolto positivo resta comunque il valore che è stato attribuito al ruolo della donna nella dedizione totale a famiglia e figli.