L’assassinio di Melania Rea: il caso raccontato sul Nove

L’assassinio di Melania Rea: si intitola così lo speciale in onda nella prima serata di oggi, sabato 18 giugno 2022 sul Nove, dalle ore 21.35 circa e che ripercorrerà le tappe salienti del caso. L’omicidio della giovane Melania Rea, mamma di una figlia di appena 18 mesi, originaria di Somma Vesuviana ma residente a Folignano (AP), avvenne nel 2011 e lasciò l’Italia interdetta per la sua crudeltà. Una giornata apparentemente spensierata, si trasformò per Melania Rea, il marito Salvatore Parolisi e la figlioletta in una vera tragedia, quando della donna si persero le tracce. Fu proprio Parolisi a denunciarne la sparizione ma nei giorni successivi fu rinvenuta cadavere. Nel corso dello speciale vedremo lo svolgimento delle indagini da parte dei Carabinieri di Ascoli Piceno che, dopo lunghi mesi di intenso lavoro, riuscirono ad indicare il nome dell’unico possibile colpevole: il marito della vittima, Salvatore Parolisi.



Il giallo di Melania Rea ha inizio il 18 aprile del 2011, il lunedì dopo la domenica delle Palme. La donna ed il marito, caporalmaggiore del Rav Piceno, Salvatore Parolisi, decidono di trascorrere la giornata a Colle San Marco. Nel pomeriggio è l’uomo a chiamare i Carabinieri per denunciare la scomparsa della moglie, mentre era sul pianoro in sua compagnia e della loro figlioletta Vittoria. “Se la sono pigliata”, aggiunse, come rammenta oggi Il Resto del Carlino.



Le tappe dell’omicidio di Melania Rea: Salvatore Parolisi condannato

Fu grazie ad una telefonata anonima, avvenuta due giorni dopo la denuncia di scomparsa, a segnalare il corpo senza vita di Melania Rea, a bosco delle casermette, a Ripe di Civitella del Tronto. La donna era seminuda, uccisa a coltellate, ben 35 come stabilì successivamente l’autopsia. Le indagini stabilirono che il giorno della sparizione, Melania Rea e la sua famiglia non era mai arrivata al pianoro di Colle San Marco. Il lavoro delle procure di Ascoli e Teramo attribuirono le responsabilità del delitto al marito Salvatore Parolisi. L’uomo è stato condannato in primo grado all’ergastolo, pena ridotta poi in Appello a 30 anni e poi definitivamente a 20 anni in Cassazione, dove è stato rimosso (non senza polemiche) l’aggravante della crudeltà. Pena che sta scontando nel carcere di Bollate da dove non ha mai smesso di professarsi innocente.



Il drammatico delitto di Melania Rea, fu scaturito “dopo un impeto d’ira, nato da un litigio tra i due coniugi e dovuto alla conclamata infedeltà coniugale dell’uomo” come si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna del marito. La vittima non fu solo una donna innocente, ma anche sua figlia Vittoria, che oggi ha 12 anni e vive con i nonni materni. Da qualche tempo non porta più il cognome del padre, al quale è stata tolta la patria potestà. Stando a quanto stabilito dalla magistratura, il movente dell’assassinio di Melania Rea sarebbe da ricercare in quello che gli investigatori definirono un “imbuto” nel quale Parolisi sarebbe stato inghiottito, messo di fronte ad una decisione: trascorrere le vacanze di Pasqua in Campania con Melania Rea e Vittoria oppure dichiararsi alla famiglia della sua amante, soldatessa del 235° Reggimento Piceno alla quale aveva giurato amore eterno. Lo scorso dicembre Parolisi ha chiesto dei permessi premio per poter uscire dal carcere di Bollate per un periodo di tempo. Già in carcere l’uomo ha iniziato a lavorare come centralinista, ha conseguito il diploma e si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza. “È terribile. Speriamo che questo non comporti ritrovarselo sulla porta di casa perché ha perso la patria potestà della figlia”, è stato il commento della famiglia di Melania Rea, come riferì Il Mattino nei mesi scorsi.