Dal 1° gennaio 2022 non sarà scontato trovare latte e formaggi italiani o, perlomeno, che lo siano interamente. La provenienza dei prodotti caseari, insomma, non sarà più così certa, in quanto scade il decreto che impone l’obbligo di etichettatura sull’origine delle materie prime. Per questa ragione, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha esternato la propria preoccupazione durante il suo intervento all’inaugurazione della Mostra Nazionale del Bovino da latte organizzata da Anafibj a Montichiari (Brescia).
Queste le sue parole, riprese da “Il Giornale”: “Si tratta di un passo indietro pericolosissimo rispetto a un percorso di trasparenza che nel corso degli anni ha portato indiscussi benefici ai cittadini consumatori e alle imprese della filiera agroalimentare che hanno puntato sul 100 per cento Made in Italy”. Insomma, filtra preoccupazione, anche perché, come rimarcato ai microfoni di Adnkronos da David Granieri, presidente dei Coldiretti Lazio, “ci siamo sempre battuti per garantire la trasparenza dei prodotti e continueremo a farlo. Non prorogare i decreti in scadenza significa cancellare quanto è stato fatto fino ad ora, per difendere i diritti dei consumatori ad essere informati sulla provenienza dei prodotti”.
LATTE E FORMAGGI ITALIANI ADDIO? L’ALLARME DI COLDIRETTI
Se davvero questo scenario si concretizzasse, Coldiretti non approverebbe affatto l’inversione di tendenza che ne deriverebbe, come ha detto espressamente Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti in Trentino: “La tracciabilità è fondamentale ora più che mai, a fronte delle speculazioni a cui sono esposti i nostri allevatori e produttori, che, oltre a fronteggiare la crisi economica determinata dal Covid, devono anche fare i conti con l’aumento del prezzo delle materie prime. L’etichetta con l’indicazione di origine degli alimenti risponde alle aspettative della stragrande maggioranza dei consumatori europei che ritiene necessario superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo per contrastare con tutte le forze la piaga dei falsi e dei tarocchi”.
La chiosa è ancora giunta da parte di Prandini su “Il Giornale”: “L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie, poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei”.