Tra non molto tempo nei supermercati potremmo trovare il latte sintetico, vale a dire prodotto senza mucche o altri animali, per andare incontro a un’alternativa sostenibile e che metta al primo posto il benessere degli animali e del pianeta. Ma come si ottiene? “Il Corriere della Sera” riporta il processo descritto su “The Conversation” da Milena Bojovic, PhD Candidate alla Macquarie University, secondo la quale l’inizio è rappresentato dalla parola “lievito” e, attraverso la fermentazione di precisione, si producono le stesse proteine presenti nel latte vaccino. Alla base proteica si aggiungono quindi minerali, zuccheri, grassi e aromi.
“Le proteine del latte che vengono create dal lievito, il cui genoma è stato modificato a questo scopo, sono le caseine”, ha detto al “CorSera” Milena Brasca, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr, aggiungendo: “La fermentazione di precisione è una strada che ha senso in questo momento in cui si cercano alternative ai prodotti di origine animale e i microrganismi a cui si ricorre sono molto efficienti nelle loro trasformazioni. Ci sono, però, ancora molti ostacoli da superare, primo fra tutti quello dei costi elevati”.
LATTE SINTETICO NEI SUPERMERCATI? I COSTI DI PRODUZIONE SONO ANCORA ALTI
Arriveremo dunque presto a bere latte sintetico? Stando a quanto riferisce un rapporto del 2019 sul futuro del settore lattiero-caseario del think tank indipendente “RethinkX”, a cui ha dato spazio proprio il “Corriere della Sera”, “entro il 2030 l’emergente industria statunitense della fermentazione di precisione creerà almeno 700mila posti di lavoro e fino a un milione entro il 2035. Il mercato sta suscitando molto interesse, se si considera che un’altra azienda australiana ha ora raccolto 25 milioni di dollari australiani per accelerare la produzione di latte sintetico e puntare, entro sette anni, a offrire un prodotto più economico di quello vaccino“.
Certo, occorrerà conquistare il favore del pubblico, investire in sviluppo e ricerca e in nuove infrastrutture di produzione, quali serbatoi di fermentazione e bioreattori, tenendo a mente che in Italia il consumo di latte, secondo “Assolatte”, è di 43 litri procapite/anno. Una bella sfida, tutta in salita, per il latte sintetico.