E’ stata arrestata la maestra Laura Bonafede, quella che viene considerata la presunta amante di Matteo Messina Denaro, condizionale d’obbligo. Secondo quanto riferito dai colleghi di TgCom24.it, la donna sarebbe stata fermata dai carabinieri del Ros con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena, aggravati dall’aver agevolato Cosa Nostra. Laura Bonafede è la figlia di Leonardo, considerato storico boss di Campobello di Mazara, e farebbe parte di una larghissima rete di complici che avrebbero protetto il capomafia durante la sua latitanza.
Laura Bonafede era stata immortalata dalle telecamere di un supermercato mentre parlava con l’ex capo di Cosa Nostra due giorni prima l’arresto dello stesso, avvenuto a gennaio scorso alla clinica La Maddalena di Palermo. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe provveduto alle varie necessità di vita quotidiana del latitante, come ad esempio fare la spesa. Inoltre, avrebbe condiviso con Matteo Messina Denaro un linguaggio in codice per tutelare gli altri protagonisti della rete del boss. Secondo TgCom24.it sarebbe quindi un vero e proprio perno “intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ’90”.
LAURA BONAFEDE, ARRESTATA AMANTE MESSINA DENARO: INDAGATA LA FIGLIA
Si tratta tra l’altro della cugina di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato l’identità al boss, nonché della cugina di un altro Bonafede, anch’egli di nome Andrea, che avrebbe passato le ricette mediche al boss per affrontare la malattia. Inoltre, è parente di Emanuele Bonafede, considerato uno dei vivandieri del padrino, già arrestato insieme alla moglie.
Il marito di Laura Bonafede è invece il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per due omicidi avvenuti su ordine di Messina Denaro. Da segnalare anche l’indagine ai danni della figlia di Laura Bonafede, Martina Gentile, accusata di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. La procura aveva chiesto gli arresti domiciliari per la stessa, ma il gip ha rigettato l’istanza per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.