Laura Castelli è stata condannata per diffamazione dal Tribunale di Torino. Il giudice ha inflitto alla viceministra M5s all’Economia il pagamento di una multa di 1.032 euro e una provvisionale di 5mila euro. Oltre all’onorevole pentastellata, sono stati condannati altri due imputati ad una multa di 516 euro. Invece in tre sono stati assolti per tenuità del fatto. La vicenda risale al 2016, quindi a prima delle elezioni amministrative. Laura Castelli sul web aveva pubblicato una foto che ritraeva Lidia Lorena Roscaneanu, candidata del Pd nella circoscrizione 3, con Piero Fassino, che all’epoca era in corsa per Palazzo Civico. Ma la foto era stato tagliato in modo che non comparisse un’altra candidata che invece era presente nello scatto. «Che legami ci sono tra i due?», aveva scritto Laura Castelli, spiegando che la donna lavorava come cassiera nel bar del Palagiustizia, il cui appalto era stato affidato «ad un’azienda fallita tre volte» con un «ribasso sospetto». Dunque, aveva rincarato la dose: «La Procura indaga. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quanto meno inopportuno, che dite?».



“POST ALLUSIVO DI LAURA CASTELLI? FU DEVASTANTE”

Il post di Laura Castelli fu ripreso dal blog del MoVimento 5 Stelle e in poco tempo rimbalzò da un profilo all’altro, raccogliendo centinaia di commenti volgari e sessisti, in molti fecero anche espliciti riferimenti razzisti. «Sono contenta. Non è una questione di soldi, ma di principi e valori», il primo commento di Lidia Lorena Roscaneanu, la candidata finita nel mirino, dopo la sentenza. Quel post allusivo fu per lei «devastante», perché le venivano fatte continuamente battute su Piero Fassino e una loro presunta relazione. Alla fine ritirò la sua candidatura. L’onorevole Laura Castelli, che non si è mai presentata in aula durante il processo, attraverso il suo difensore ha depositato una memoria. «La mia assistita non aveva intenzione di screditare nessuno. Si trattava di critica politica e la questione riguardava una notizia vera, cioè l’appalto del bar del Tribunale», ha dichiarato l’avvocato Concetta Cagia, come riportato da La Stampa. Ma Roscaneanu spiegò al giudice come sia «inopportuno che chi rappresenta un’istituzione metta alla gogna una ragazza di cui non sa nulla solo per acchiappare i like in campagna elettorale».

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