Laura Castelli nel caos: il viceministro dell’Economia nella bufera per un emendamento salva-collaboratore. La rivelazione di un parlamentare M5s – che ha preferito restare anonimo – a politico.eu è destinata a far scoppiare l’ennesimo caso: secondo il pentastellato, l’esponente del Governo Conte-bis vorrebbe rendere pubblica l’associazione degli ostelli, guidata dal suo spin doctor Carmelo Lentino. L’emendamento prevede in fatti una norma per salvare l’Aig (Associazione italiana alberghi per la gioventù) ed è stato proposto da cinque senatore grillini: l’Aig è in un momento di difficoltà e il testo prevede la sua trasformazione in un ente pubblico – l’Eig – con un budget da 2 milioni di euro per il 2020 e un gruppo di lavoro di circa 60 persone. E scoppia la bufera nel Movimento 5 Stelle: la vicenda infatti pone il problema del conflitto d’interessi tra la Castelli e il suo portavoce. Il deputato ha spiegato a Politico che l’idea di salvare l’associazione dalla bancarotta era condivisa da tutti i gruppi politici, ma era stata respinta l’ipotesi di convertire l’Aig in un affare pubblico.
LAURA CASTELLI, L’EMENDAMENTO SALVA-OSTELLI E IL CONFLITTO D’INTERESSI
«Molti di noi hanno parlato anche di conflitto di interessi», ha confidato la fonte grillina, che ha inoltre mostrato alcune conversazioni Whatsapp per dare credito al suo racconto. Politico.eu precisa che la soluzione last-minute è stata quella di rinominare l’Aig come Eig (Ente Italiano Alberghi per la Gioventù), con 57 membri nello staff e un budget per il 2020 da 1 milione e 700 mila euro. E arrivano le prime prese di posizione dal mondo M5s, ecco le parole del consigliere comunale di Torino Aldo Curatella: «Dicevamo di essere diversi! Ora si fanno emendamenti per prevedere a bilancio per il 2020 ben 1.7 milioni di euro pubblici (che potevano essere usati per i cittadini) a favore di un ente privato fondato e diretto dal portavoce di un vice-ministro. Alla fine, erano solo parole per acquisire fiducia e avere potere? Un triste epilogo per un movimento che doveva cambiare il modo in cui si faceva politica!».