Laura Efrikian, attrice di spessore, racconta la sua esperienza televisiva ne “La Cittadella” insieme ad Alberto Lupo. Ospite di “Uno Mattina”, spiega: “Provo l’emozione che si ha sempre quando parli di qualcuno che hai amato tanto e adesso non c’è più. Questi romanzi sceneggiati duravano tantissimo, si diventava amici facilmente di tutti. Dopo mesi, quando si lasciava una sceneggiata, dispiaceva perché ormai si era una famiglia. Alberto Lupo veniva fermato in strada perché pensavano che fosse un medico. Era un primo ‘divismo’. Noi abbiamo fatto prima radio insieme, poi un film”.
Ricordando il collega, con il quale ha condiviso lo schermo nell’amatissima miniserie, la Efrikian dice: “Di Alberto Lupo ricordo una persona adorabile quando preparavamo le scene. Io ero una delle ultime arrivate, avevo fatto le commedie. Trovare un compagno di viaggio, quando sei così giovane, è importantissimo perché a questa età sei sempre un po’ timoroso, hai bisogno di qualcuno”.
Laura Efrikian: “Fui io a chiamare il regista Majano”
Come racconta Laura Efrikian, sul set de “La Cittadella” si era una vera e propria famiglia: “Anton Giulio Majano, il regista, era molto paterno anche lui. Uno sceneggiato diretto da lui, per un attore, era come toccare il cielo con un dito. Sapeva dare a ogni personaggio uno spazio: così, se un attore aveva un minimo di capacità di suscitare simpatia, aveva successo”.
Con il regista, le cose sono andate in maniera bizzarra per Laura Efrikian: “Io non sono stata chiamata da lui: l’ho chiamato io. È stato un incontro straordinario. Io lo chiamai, per non dover tornare a Treviso dopo aver fatto degli spettacoli a Napoli. Mia mamma non capiva perché non tornassi ma io non potevo spiegarle che quando hai sfiorato il successo, non puoi tornare indietro. Allora chiamai Majano, avevo solo un gettone. Lo chiamai e dissi ‘Vorrei parlarle perché vorrei che non perdesse l’occasione di conoscere l’attrice giovane più brava che c’è'”.