Laura Taroni, ex infermiera coinvolta nel caso delle morti in corsia a Saronno (Varese) costato una pena definitiva all’ergastolo all’ex medico e amante Leonardo Cazzaniga, è stata condannata in Cassazione a 30 anni di carcere – con sentenza confermata nel 2023 – per l’omicidio della madre, Maria Rita Clerici, e del marito, Massimo Guerra. Entrambi, secondo l’accusa, uccisi con un mix letale di farmaci sulla scia del “protocollo Cazzaniga“, l’inquietante “metodo” contestato al medico che, secondo l’accusa, avrebbe somministrato cocktail di medicinali a diversi pazienti provocandone il decesso.



Stando al racconto di una testimone, cristallizzato nel documentario intitolato Amore malato – Gli angeli della morte (in onda sul Nove sabato 7 settembre, in prima serata), Leonardo Cazzaniga, all’epoca dei fatti – tra il 2011 e il 2014 – viceprimario a Saronno, avrebbe agito deliberatamente per il gusto di “spiegare le sue ali di angelo della morte” davanti a casi di persone in condizioni critiche. 9 i decessi in ospedale causati dalla sua condotta, ricostruisce Ansa, oltre a quelli di Luciano Guerra, padre dell’allora amante Laura Taroni, e del marito della stessa.



Laura Taroni, il movente dell’omicidio di madre e marito secondo l’accusa

Laura Taroni, balzata in testa alle cronache come “infermiera killer”, avrebbe avuto un preciso movente, secondo i giudici che l’hanno condannata a 30 anni di reclusione in via definitiva, per eliminare la madre Maria Rita Clerici e il marito, Massimo Guerra.

La sentenza di Cassazione ha confermato la pena a carico di Laura Taroni perché, stando a quanto emerso a processo, avrebbe deciso di ucciderli con un mix letale di farmaci. La madre dell’ex infermiera sarebbe stata vittima per essersi opposta alla relazione che aveva intrapreso con il viceprimario del Pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, e il marito di Laura Taroni perché avrebbe rappresentato un ostacolo a quel rapporto.



Laura Taroni, la “metodologia” contro il marito: farmaci somministrati in pasti e bevande

Massimo Guerra, riportano gli investigatori nel documentario sul caso delle morti in corsia a Saronno, avrebbe scoperto la relazione extraconiugale tra la moglie Laura Taroni e l’allora viceprimario del Pronto soccorso nel 2011. Temendo i tradimenti della moglie, Guerra avrebbe nascosto dei mini registratori in auto e dentro la loro abitazione. La donna avrebbe usato una precisa “metodologia” contro il marito, quella di somministrare un farmaco nei pasti e nelle bevande, l’Entumin, per portarlo alla morte e liberarsene così da vivere la sua storia d’amore con il medico.

Il professor Vittorio Fineschi, medico legale, ha spiegato di cosa si tratta esattamente: “È un antipsicotico, un proaritmico e determina dei disturbi di conduzione a livello cardiaco, e conseguentemente può indurre cosiddette ‘morti improvvise’. È incolore, insapore e quindi, se messo all’interno di una pietanza, può essere assunto senza accorgersene“. Dalle parole di Laura Taroni, un elemento forse usato come “rinforzo” per giustificare la sua condotta contro il coniuge: il presunto aborto di un figlio avuto dal medico, causato, a suo dire, dall’ossitocina che il marito l’avrebbe costretta ad assumere dopo aver scoperto tutto. Una ex collega di Laura Taroni, intervenuta nel documentario in onda sul Nove, ha parlato di un episodio che l’avrebbe particolarmente colpita durante un turno di lavoro alla presenza di una cardiologa: “Fuori contesto, chiese alla dottoressa un parere su quale fosse il farmaco più potente per provocare un’ipotensione, un malore“.