Dopo il riconoscimento, arriva anche la prova del Dna: è di Laura Ziliani il cadavere ritrovato sulla riva del fume Oglio, a Temù, in Val Camonica, domenica 8 agosto. L’esito della comparazione del Dna del cadavere con quello di una delle figlie della donna scomparsa è stato depositato dai medici degli Spedali civili di Brescia alla Procura. Ma già in fase di autopsia il corpo era stato riconosciuto per una ciste sotto il piede destro. Nel frattempo proseguono le indagini per fare chiarezza sull’omicidio. Gli investigatori si sono dati una spiegazione del fatto che il corpo dell’ex vigilessa è stato trovato non decomposto come avrebbe dovuto essere a tre mesi dalla sua scomparsa. Ha avuto due tombe.
La prima in un luogo coperto e asciutto, quindi il cadavere è stato risparmiato dalle intemperie. La seconda invece in una buca scavata frettolosamente in montagna. Le acque impetuose del fiume, ingrossato dalle piogge, hanno portato alla luce il corpo della 55enne, per la cui morte sono indagate due delle tre figlie con il fidanzato della maggiore per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
LAURA ZILIANI, IL GIALLO DELLE DUE TOMBE
Il giallo si infittisce col mistero della doppia sepoltura, la prima fatta nell’immediatezza della morte, l’altra invece con l’obiettivo di disfarsi del cadavere. Stando a quanto riportato da Il Messaggero, che cita i risultati dell’autopsia eseguita da Andrea Verzelletti, direttore di Medicina legale degli Spedali riuniti di Brescia, il corpo era relativamente ben conservato, considerando l’umidità del luogo in cui era stato lasciato. Inoltre, era coperto solo da uno strato leggero di sabbia e terra, elemento che suggerisce un improvvisato tentativo di sepoltura in un luogo poco profondo. Al momento si sa che non è morta né affogata, né per una caduta né per ferite. Ma si attende l’esito delle analisi tossicologiche per capire se Laura Ziliani sia stata narcotizzata o avvelenata.
Gli abitanti di Temù dubitano che l’ex vigilessa sia davvero uscita per una camminata in quota, come raccontato invece dalla figlia maggiore nella denuncia di scomparsa. «Laura conosce bene queste montagne così come i pericoli. Non sarebbe mai andata via di casa senza telefono e senza accendere il gps». Nel 2012 aveva perso il marito travolto da una slavina, quindi era diventata più prudente. Chi punta il dito contro Paola, la figlia maggiore, Silvia, la minore, e il fidanzato della più grande, Mirto, ha parlato di frequenti litigate per motivi economici. Potrebbe essere questo il movente.