Emergono sviluppi sul caso legato alla morte di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù uccisa dalle figlia Paola e Silvia Zani e dal fidanzato che le due ragazze pare condividessero, Mirto Milani (tutti e tre rei confessi, ndr). A “Iceberg Lombardia”, trasmissione di Telelombardia condotta da Marco Oliva, è stata mandata in onda la testimonianza in aula del compagno di cella di Milani, il quale ha rivelato cosa gli abbia raccontato il giovane dietro le sbarre: “Nella prima versione mi diceva ‘siamo innocenti’, coinvolgendo anche le signorine Zani. Nella versione successiva, invece, mi dava il suo pensiero, indirizzando a terzi la responsabilità. Secondo la sua idea i terzi colpevoli dovevano necessariamente essere delle persone legate alla professione di autorità giudiziaria, nella fattispecie un carabiniere o, in alternativa, un veterinario”.
Successivamente, l’uomo ha aggiunto: “Mirto mi aveva riferito le idee legate alle modalità di uccisione della signora Laura Ziliani. Una delle prime era la costruzione di un fucile ad aria compressa, che avrebbero utilizzato per darle un colpo alla nuca durante una passeggiata. Poi, un altro modo per ucciderla sarebbe stato spingerla in un precipizio, sempre durante una passeggiata. Alla fine, invece, la signora Ziliani sarebbe stata intercettata da parte di Mirto su un piano intermedio rispetto all’ingresso e all’appartamento dove la vittima viveva, in corrispondenza di un appartamento che era in una fase di un processo di ristrutturazione. Poi sarebbero arrivate le signorine Zani, che avrebbero dovuto soffocarla, prendendola da dietro. Su questa pianificazione avevano lavorato molto, facendo esercizi e prove fra di loro per non lasciare segni sul corpo”.
OMICIDIO LAURA ZILIANI, PARLA IL COMPAGNO DI CELLA DI MIRTO MILANI
Il compagno di cella di Mirto Milani ha quindi spiegato che questi gli disse che “Laura Ziliani andò verso il frigorifero e a quel punto tutto accadde in modo molto veloce. Silvia scappò subito e prese la madre alle spalle, ponendole il braccio al collo e facendola cadere su se stessa, all’indietro. Milani, a tal proposito, fece una bruttissima battuta: scherniva gli investigatori perché, secondo loro, lei era stata uccisa sul suo materasso. Mirto, invece, diceva che era caduta non sul materasso, ma sul grasso”.
Nel prosieguo della ricostruzione fatta da Milani al detenuto, pare che subito dopo su Laura Ziliani “si avventò Paola e, sentendo questi rumori, Mirto si unì a loro e intervenne. Sembrava che Laura non morisse, allora lui prese dalla credenza un sacchetto di quelli trasparenti per alimenti: glielo misero alla testa, ma era piccino e per il volume dei capelli non riuscivano a stringerglielo al collo. Prese quindi il pezzo di una prolunga nel soggiorno e glielo avvolsero al collo fino a quando Laura perse i sensi”.