Nella giornata di oggi si è concluso il processo in merito alla morte di Laura Ziliani, la vigilessa di Temù uccisa nel 2021 dalle figlie Silvia e Paolo Zani e dal genero Mirto Milani (il “trio diabolico”), che hanno confessato la loro colpevolezza. Il verdetto, letto nel tardo pomeriggio dal giudice della Corte d’Assise di Brescia Roberto Spanò, è andato incontro a quasi tutte le richieste del Pm Caty Bressanelli, mentre durante la lettura tutti e tre gli imputati sono rimasti assolutamente impassibili.
Il “trio diabolico”, come sono stati soprannominati gli assassini di Laura Ziliani, è stato condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per i primi sei mesi, secondo le richieste del Pm. Agli imputati, inoltre, è stato riconosciuta anche l’aggravante della premeditazione, e per le sole figlie quella di aver agito ai danni della madre. Differentemente, non è stata riconosciuta l’aggravante del mezzo venefico per la somministrazione di benzodiazepine, che secondo la difesa non sono letali. Similmente, il reato contestato per questo episodio di tentato omicidio è diventato “lesioni personali aggravate”, mentre l’occultamento di cadavere è stato tramutato in “soppressione di cadavavere”.
La difesa del “trio diabolico” per l’omicidio di Laura Ziliani
Insomma, il “trio diabolico” che ha ucciso e nascosto il cadavere di Laura Ziliani dovrà scontare un ergastolo, senza attenuati, e 6 mesi di isolamento diurno. Il giudice della Corte d’Assise ha anche disposto il risarcimento, che sarà meglio definito in sede civile, in via provvisoria ed immediata pari a 400mila euro: il 50% per la figlia Lucia, 100mila per la madre Marisa e 50mila l’uno per i fratelli Michele e Massimo.
A livello difensivo, gli assassini di Laura Ziliani avevano chiesto le attenuanti generiche, almeno per le aggravanti contestate, e di recuperare lo sconto legato al rito abbreviato, così come per le due sorelle Zani è stato chiesto il vizio parziale di mente. La difesa di Paola si è concentrata sul ruolo secondario che la 21enne ha avuto nell’omicidio, oltre che sulla sua opposizione per diversi mesi nell’organizzare il piano mortale. La sorella Silvia, invece, si è limitata a chiedere le attenuanti generiche, sottolineando come si sia presa cura della terza figlia di Laura Ziliani, Lucia, affetta da un disturbo cognitivo. Mirto, invece, ha contestato l’aggravante della discendenza familiare e i suoi difensori si sono concentrati sul fatto che fosse solamente al pari di “una forza-lavoro” che nulla aveva a che fare con l’organizzazione effettiva del piano.