Prenderà il via il 27 ottobre prossimo il processo sull’omicidio di Laura Ziliani, che vede imputati le due figlie Paola e Silvia Zani ed Mirto Milani, fidanzato della maggiore (ed amante della minore). La difesa delle ragazze e di Mirto, come emerso nel corso della trasmissione Lombardia Nera, ha chiesto la perizia psichiatrica ma il magistrato ha detto di no dopo appena un’ora di camera di Consiglio. Non ci sarà dunque in fase preliminare alcun approfondimento. I tre andranno a processo con le accuse di concorso in omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere.
In studio, nel corso della trasmissione Antenna 3, l’avvocato Pierpaolo Cassarà ha commentato l’atteggiamento della difesa del trio definito dal gip “diabolico” e la strategia impiegata, sottolineando: “La cosa anomala è che sono in tre. Facendo anche io lo stesso lavoro avrei suggerito tre avvocati diversi, perché almeno qualcuno si giocava il concorso e uno si prendeva la responsabilità. C’è qualcosa che stride”, ha aggiunto, “Le mosse non le vedo strategicamente chiare e limpide”.
Laura Ziliani, no a perizia psichiatrica per indagati: il commento della criminologa
In merito alla perizia psichiatrica chiesta dalla difesa del ‘trio diabolico’ accusato dell’omicidio di Laura Ziliani è intervenuta la psicologa criminologa Luisa D’Aniello, che ha commentato: “Non credo proprio che la perizia psichiatrica potesse esserci in questa circostanza, ricordiamoci che la perizia psichiatrica valuta le condizioni psichiche degli individui al momento del fatto. Mi sembra che al momento del fatto loro fossero altamente organizzati e in precedenza avevano già tentato di avvelenare la madre quindi immagino che i giudici abbiano fatto una scelta sensata a non concedere la perizia psichiatrica”.
La criminologa è intervenuta anche sul movente avanzato dalle due figlie di Laura Ziliani che, smentendo quello economico ed avanzando quello basato sulle offese fisiche ha spiegato: “Assolutamente non può essere un movente, ma queste parole possano aver fatto da cassa di risonanza a delle personalità estremamente fragili. In questo omicidio non vedo una patologia di natura mentale grave che possa scemare o ridurre la capacità di intendere e di volere ma ci vedo delle personalità estremamente immature che hanno commesso questo gesto per poter accelerare un trionfo di natura personale, quindi ereditare quello che era a disposizione e coronare i loro sogni di successo e amore”. Ma chi era l’anello forte, e chi quello debole? “Io ho la sensazione che tutti e tre abbiano lo stesso peso nelle loro azioni”, ha chiosato la criminologa.