Il caso Laura Ziliani è tornato a tenere banco nello studio televisivo di “Quarto Grado”, trasmissione condotta su Rete 4 da Gianluigi Nuzzi e andata in onda nella serata di ieri, venerdì 29 ottobre 2021. In particolare, è stata data voce a don Ugo Patti (diocesi di Bergamo), che conosce da tempo la famiglia di Mirto Milani, accusato insieme alle figlie della vittima, Silvia e Paola Zani, di omicidio. Il religioso ha rivelato: “Il papà e la mamma di Mirto sono venuti a trovarmi insieme a lui negli ultimi giorni di luglio e si sono confidati un po’. Erano molto preoccupati per la situazione creatasi. Soprattutto Mirto era molto abbattuto, aveva un taglio di capelli diverso, alla militare di fatto”.
Don Patti ha spiegato che Mirto “non era sereno, appena apriva bocca rischiava di piangere. Tutti lo vedono come un mostro. Personalmente ho visto un ragazzo non più sereno, senza neanche più la voglia di cantare e molto preoccupato di finire in carcere per un’accusa a suo dire ingiusta. Lui ha detto di essere innocente, di non avere fatto niente e di essersi trovato in una situazione sbagliata nel momento sbagliato. Anche i suoi genitori non avevano nulla da nascondere, solo tanto da dire in difesa del loro operato. Mirna, la mamma, mi ha ribadito di avere semplicemente dato una mano in casa di Laura Ziliani dopo la sua scomparsa”.
LAURA ZILIANI, DON UGO PATTI: “MIRTO NON È IN GRADO DI MANIPOLARE”
Nel prosieguo del suo intervento ai microfoni di “Quarto Grado”, don Ugo Patti si è detto tranquillo in coscienza, in quanto “io non avevo difficoltà a non credergli. Lui è venuto da me per sfogarsi e chiedere una benedizione. Conoscendo Mirto, non è in grado di manipolare. Non conosco a fondo la fidanzata e l’altra sorella, ma per me non sta in piedi questo tipo di discorso”.
Mirto potrebbe essere stato soggiogato dalle figlie di Laura Ziliani? “Personalmente penso di sì, potrebbe essere stato da loro influenzato. Né Mirto né la sua famiglia sono capaci di un atto dal genere, ma sono rimasto molto perplesso quando in conferenza stampa dopo l’arresto hanno scelto di non parlare. Mi sono chiesto: perché non dire niente?”.