Sono trapelati oggi, attraverso il Giornale di Brescia, gli esiti finali dell’autopsia eseguita sul corpo di Laura Ziliani, l’ex vigilessa scomparsa lo scorso 8 maggio e rinvenuta cadavere nell’agosto successivo tra la vegetazione nei pressi del fiume Oglio a Temù (Brescia). Del caso si è occupata anche la trasmissione Ore 14 che ha commentato le conclusioni del medico legale: “Soffocata e poi seppellita”. Una relazione che va ad escludere il suicidio ed al tempo stesso la morte naturale. “Sul corpo non c’erano segni di violenza, né fratture”, ha aggiunto in diretta dal tribunale di Brescia il giornalista de Il Giornale di Brescia, Andrea Cittadini, “quindi nella ricostruzione si è arrivati all’ipotesi del soffocamento della donna dopo lo stordimento da farmaci”.



Da stordita, dunque, secondo il medico legale, la donna sarebbe poi stata soffocata in modo non violento: “probabilmente l’ipotesi è quella di un cuscino sul volto che l’ha uccisa e successivamente seppellita nella zona dove fu poi trovata cadavere”. La sensazione è che venga ritenuto che il corpo sia sempre stato in quel posto dove poi è stato rinvenuto lo scorso agosto. “L’ipotesi è che una piena del fiume abbia fatto emergere il corpo della donna”, ha aggiunto l’inviato.



Laura Ziliani, si va verso chiusura delle indagini

Le indagini sulla morte di Laura Ziliani dovrebbero giungere presto a conclusione. Ma è del tutto esclusa la presenza di complici? A rispondere in collegamento con Ore 14 è stata la criminologa Roberta Bruzzone: “Nel momento in cui la strada presa dalla procura è quella del corpo rimasto sempre in quell’area e che sia riemerso in virtù di eventi naturali, verosimilmente fa decadere l’ipotesi della presenza di ulteriori soggetti”. Ad oggi, dunque, gli indagati restano le tre persone in misura cautelare, ovvero le due figlie della vittima e Mirto Milani, fidanzato di una delle ragazze.



E’ molto probabile, come spiega la Bruzzone, che l’avviso di conclusione indagini raggiungerà solo i tre soggetti attualmente indagati: “Credo che l’inchiesta abbia individuato i tre soggetti coinvolti”, ha aggiunto la criminologa. Gli indizi a carico dei tre soggetti sarebbero così pesanti che, come spiegato da Milo Infante, la procura sarebbe così convinta della loro colpevolezza che non li ha neppure ascoltati, non ritenendo opportuno risentirli ulteriormente.