Alla fine hanno confessato il delitto di Laura Ziliani Mirto Milani, Silvia e Paola Zani, e dai verbali degli interrogatori emergono dei dettagli choc. Come riferisce l’edizione online del Corriere della Sera, circa tre settimane prima l’7 maggio 2021, il giorno dell’omicidio, i tre avevano già tentato di assassinare l’ex vigilessa di Temù, avvelenandola con degli ansiolitici. «Ad uccidere Laura, ci avevamo già provato, a metà aprile, mettendo i farmaci in una tisana dopo cena», hanno fatto sapere i tre, ma qualcosa è andato storto, così come ammesso da Mirto, quello meno convinto del tre di ammazzare Laura Ziliani: «Non sono riuscito ad andare fino in fondo, ho avuto paura».



Fu sempre in quell’occasione che il trio “diabolico” decise di scavare la fossa nei boschi vicino al fiume Oglio, trovata poi dai carabinieri a pochi metri da dove fu rinvenuto il corpo senza vita della povera donna. “Troppo piccola – scrive il quotidiano di via Solferino – poco profonda e difficile da coprire in modo definitivo, però: i ragazzi non l’hanno mai usata”. Emerge quindi una chiara e precisa premeditazione, così come confermato dal tentato di assassinio fallito di metà aprile 2021, e tentativo andato male per via di un mancato coraggio di Mirto Milano, considerato l’anello debole dei tre, a differenza invece di Silvia, che il Corriere della Sera descrive come “la più ferma, lucida e determinata”.



OMICIDIO LAURA ZILIANI, I VERBALI CHOC: “UN ASSASSINIO A LUNGO PREMEDITATO”

Paola, la sorella più piccola, era inizialmente più perplessa, per poi diventare anch’essa complice del delitto della mamma Laura Ziliani. In merito invece al delitto vero e proprio, che il gip ribadisce «a lungo pianificato», fu portato a termine il 7 maggio: prima una tisana pregna di ansiolitici, quindi «le abbiamo messo un sacchetto in testa e abbiamo provato a strangolarla con una fettuccia in velcro». Peccato però che non abbia funzionato, con Laura Ziliani che ha iniziato ad avere le convulsioni e ad agitarsi. «E allora l’abbiamo strozzata con le mani», hanno detto Silvia e Mirto, loro quindi gli artefici materiali del delitto. Dopo la morte hanno caricato il corpo in auto per poi gettarla vicina al fiume e occultarne il cadavere con la vegetazione.



Dai verbali è emerso anche il movente del brutale omicidio, non per soldi ma per «rapporti famigliari tesissimi, logori da tempo» e contrapposizioni molto forti con una madre dura, «che ci faceva sentire sbagliate, inadeguate». Pare che le due non ce la facevano più a sostenere questa situazione, hanno affermato davanti agli inquirenti, anche se coloro che indagano non sembrano convinti di tale versione. E Mirto? «L’ho fatto per amore, per Silvia, era la mia ragazza…», ha spiegato in lacrime il ragazzo, apparso il più provato del trio.