Nasce la laurea europea “per promuovere la cooperazione transnazionale tra istituti di istruzione superiore”, come annunciato dalla Commissione. Il processo vedrà un arco temporale di tre anni, al termine del quale le singole università aderiranno su base volontaria. La Commissione vuole promuovere la cooperazione transnazionale tra gli atenei e gli spostamenti degli studenti, come spiegato proprio da Bruxelles: “Stiamo preparando la strada per un nuovo tipo di programma congiunto, basato su criteri comuni” hanno annunciato. Sull’esempio dell’Erasmus, che da più di trent’anni porta gli studenti a girare l’Europa, sono nati i consorzi universitari, vere e proprie reti di atenei che dal 2019 ottengono borse di studio Ue per proseguire nella collaborazione comune.
A metà 2024 il sistema delle alleanze universitarie conterà sessanta consorzi per con 500 atenei coinvolti. In Italia sono 35 le università aderenti, spiega Repubblica. La lingua ufficiale dei programmi di studio nei consorzi è l’inglese, ma gli studenti sono incoraggiati anche ad apprendere la lingua del Paese ospitante. Al termine del percorso di studi, guadagnano una laurea doppia, riconosciuta in più atenei.
Laurea europea, come funzionerà: le idee Ue
Dopo l’Erasmus e la nascita dei consorzi universitari, ecco che prende piede anche la laurea europea. Si tratta di un progetto generale che mira a migliorare la qualità dell’insegnamento con due raccomandazioni che si occupano di riconoscere automaticamente le qualifiche accademiche e rendere le carriere docenti più attrattive. Il titolo, secondo l’attuale esecutivo Ue (che ne avrà ancora per pochi mesi) attirerà studenti da tutta l’Europa. Come spiega ancora Repubblica, sono stati individuati due progetti possibili: un bollino europeo, da assegnare a programmi di laurea congiunti e ancora la nascita di un corso di laurea inserito nelle legislazioni nazionali, con il riconoscimento consegnato da università di Paesi diversi.
La Commissione nel 2025 creerà la “European Degree Policy Lab” e svilupperà linee guida e monitorerà il livello degli insegnamenti. Gli atenei dovranno ora attendere le linee guida e ipotizzare percorsi comuni: come spiega ancora il quotidiano, sarà possibile fare tre anni di studio in un ateneo e due in un altro, unendo ad esempio Roma con Parigi. Si frequenterà un corso di laurea con i singoli esami conosciuti in principio, uguali per le varie Nazioni. Secondo Vincenzo Salvatore, docente di Diritto dell’Unione europea all’Università dell’Insubria, “l’Unione ha deciso di raccomandare gli Stati affinché provino a creare il titolo unico, una laurea federale. Questo sarà più naturale per le materie scientifiche: Medicina, Fisica. Quasi impossibile per Giurisprudenza, visti i differenti diritti nei singoli Paesi. Gli atenei più virtuosi attrarranno studenti“.